Gli italiani sono contro l’introduzione di restrizioni sul gioco legale. A rivelarlo, come riportato da Ansa, è il rapporto Lottomatica-Censis presentato nelle scorse ore nella sala capitolare di Palazzo della Minerva del Senato. È emerso che l’80,6% del campione è dell’idea che proibirlo comporterebbe un rafforzamento di quello illegale e della criminalità che lo gestisce.



Il 68,8% degli intervistati è anche contrario alla limitazione dei luoghi fisici in cui è possibile giocare legalmente, poiché provocherebbe il trasferimento dei giocatori in luoghi non controllati. È preferibile usufruire di corner informativi sulle modalità di gioco legale. Allo stesso tempo, però, è necessario in tal senso che lo Stato abbia un ruolo importante nella regolamentazione e nella gestione del fenomeno. Per il 91,3% degli intervistati, infatti, deve rappresentare una tutela per il consumatore e per la collettività tutta. Ma non solo. Anche i concessionari, per la quasi totalità del campione, dovrebbero essere garanti per un’esperienza sicura.



Italiani contro restrizioni su gioco: il rapporto Lottomatica-Censis

La gran parte degli italiani che sono contro le restrizioni sul gioco legale sono anche coloro che ne usufruiscono. I dati contenuti nel rapporto Lottomatica-Censis infatti rivelano che è un’attività che coinvolge 23 milioni di persone in diverse forme: lotto, lotteria, superenalotto, scommesse sportive, ippiche, Bingo, giochi online, slot machine, queste alcune delle più comuni.

Al 47% degli intervistati è capitato di giocare a uno o più di questi nell’ultimo anno. La scelta di giocare è trasversale ai gruppi sociali e ai territori e infatti giocano il 65,2% dei giovani, il 56,7% degli adulti e il 16,5% degli anziani, con percentuali abbastanza equilibrate per ciò che concerne la suddivisione territoriale. È la dimostrazione di come ciò sia ormai insito nella cultura del Paese. Secondo i bilanci riferiti al 2022, il valore economico del gioco legale in Italia si aggira sui 136 miliardi di euro, con un incremento del 22,3% rispetto al 2021 e del +23,1% rispetto al 2019, dopo il disastro dovuto alla pandemia del 2020.