Nel corso della presentazione del suo libro “Sinceramente” alla Fiera del Libro svoltasi all’Avana, la vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner, riferendosi alla presunta persecuzione dell’ex Governo Macri nei confronti suoi e della sua famiglia, ha parlato di mafia, aggiungendo che il fatto è sicuramente ricollegabile alle origini italiane di Macri e al nostro DNA nazionale. Insomma, secondo lei gli italiani sono mafiosi per genetica. La dichiarazione ha sollevato immediatamente un vespaio di polemiche perché ritenuta, giustamente, un’offesa nei confronti non solo dell’emigrazione italiana, ma del nostro popolo.



Questo a pochi giorni dalla visita compiuta in Italia (parte di un tour europeo) dall’attuale Presidente Alberto Fernandez che ha avuto lo scopo non solo di farsi conoscere, ma pure di perorare la richiesta argentina al Fmi di poter dilazionare il debito che lo Stato ha nei confronti di questa organizzazione. Ricevuto in una breve visita sia dal Presidente che dal primo Ministro, Fernandez ha avuto assicurazioni sull’appoggio italiano.



Ma, come spesso capita (anzi ì quasi la regola) ecco che la Kirchner dimostra ancora una volta come, nel nuovo Governo, la mano destra non sappia quello che fa la sinistra. La sua offesa ha provocato non solo la reazione arrabbiata dei social network ma anche quella del Governo italiano che, dietro richiesta del nostro Ambasciatore a Buenos Aires, Giuseppe Manzo, ha ottenuto un incontro con il Presidente argentino che si è ovviamente dissociato dalle dichiarazioni della sua vice.

Davvero non si capisce da cosa sorga l’astio della Kirchner nei confronti dell’Italia: eppure nel nostro Paese è stata sempre bene accolta e, nel corso di una cerimonia durante l’Expo 2015 a Milano ha pure ricevuto un Premio dalla Fao per il successo della lotta del Suo Governo contro la povertà. Va bene, poi si è scoperto che il dato del 5% di poveri in Argentina, inferiore a quello della Germania, era uno dei tanti falsificati dall’Indec (l’Istat argentino), visto che i numeri reali parlavano di un 30%, ma tant’è…



È la terza volta che Cristina Kirchner si muove contro di noi: la prima nel 2012, quando in un discorso se la prese con gli emigranti (in generale) colpevoli di essere dei morti di fame ricevuti a braccia aperte dall’Argentina (forse dimenticandosi che anche i cognomi di Fernandez e Kirchner non sono propriamente indigeni); tempo dopo, dietro un “consiglio” del venezuelano Hugo Chávez, distrusse il monumento dedicato a Cristoforo Colombo che sorgeva proprio davanti alla Casa Rosada, regalo della Comunità italiana all’Argentina per celebrare il centenario della nascita del Paese (1915). Anche questa decisone provocò proteste specie da parte dei nostri connazionali, e anni dopo il povero Cristoforo Colombo poté essere restaurato e collocato davanti all’Aeroporto di Buenos Aires.

Ed eccoci arrivati a questa offesa gratuita che di certo, nonostante le dichiarazioni di Fernandez (Alberto) al nostro Ambasciatore, segna un punto negativo nelle nostre relazioni con una nazione dove vivono quasi 24 milioni di persone (su 43 di popolazione) anche di lontane origini italiane. Ma questo fatto si somma ad altri che, come ripetiamo, rivelano un’eterna contraddizione sulle posizioni, specie in politica internazionale ma non solo, dell’Argentina: nonostante l’enorme aiuto che papa Francesco ha compiuto per creare un incontro Vaticano tra incaricati del ministero dell’Economia argentino e il Fmi (rappresentato dalla sua Direttrice generale Kristalina Georgieva) l’incertezza sul futuro del Paese regna sovrana e rischia, se non si definirà una volta per tutte una linea chiara di azione con un programma che ancora appare sconosciuto ai più, di provocare l’ennesimo patatrac economico a cui l’Argentina ci ha più volte abituato.