Un 35enne marocchino pro Isis, Raduan Lafsahi, detenuto nel carcere di Paola (Calabria), ha ricevuto un’accusa di associazione terroristica e una di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Lo rivela sulla sua edizione odierna il quotidiano “La Verità”, raccontando come l’uomo cercasse di mietere proseliti in ogni carcere che visitava dopo i numerosi arresti accumulati per rapine e spaccio di droga, tentando di convertire gli altri detenuti con frasi da fare gelare il sangue. Lui si proclamava un islamista vero e convinto, con un odio viscerale nei confronti degli italiani, che sono “dei maiali” e che lui avrebbe ucciso “tagliando loro la gola, cavando gli occhi e facendo la guerra”.
Dichiarazioni fortissime, a cui abbinava gli esempi degli attentati più celebri a livello internazionale: da quello delle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 a quello di Charlie Hebdo. Le indagini sul suo conto sono partite da Como, dove è stato tra il 2015 e il 2017, anche se la segnalazione che ha permesso la sua iscrizione nel registro degli indagati, è arrivata da Palermo. Il Gip del tribunale di Milano, Daniela Cardamone, lo descrive come una persona “capace col suo carisma di impartire ordini e incitare a comportamenti destabilizzanti gli altri detenuti”.
35ENNE MAROCCHINO ARRUOLAVA TERRORISTI ISIS NELLE CARCERI ITALIANE
Il 35enne marocchino pro Isis Lafsahi, in una registrazione audiovisiva, avrebbe addirittura affermato al cospetto dei secondini: “Vi faccio vedere io come reagisce un musulmano, io sono un musulmano e odio tutti i cristiani”. Stando a quanto riportato da “La Verità”, a detta degli inquirenti l’uomo ha dimostrato la propria appartenenza ideologica all’associazione terroristica Isis e ha dato prova di seguirne i dettami, istigando gli altri detenuti alla commissione di atti di violenza volti a destabilizzare la disciplina e l’ordine carcerario.
Secondo il Gip, l’uomo ha “predicato la paura diffusa come mezzo di dominio dell’Occidente”, dicendo agli agenti le seguenti parole: “Allah Akbar, vi ucciderò tutti, appena esco da qua, vi taglio la testa a tutti”. Addirittura, una persona che si trovava in una struttura penitenziaria insieme a lui nel 2019 ha riferito ai magistrati che il soggetto “diceva che dovevamo fare cose contro gli agenti, ci diceva di buttare addosso a loro qualsiasi cosa o di insultarli e creare disordini, di essere aggressivi”.