Ius scholae, ius soli, ius culturae, si riaccende il dibattito sulla possibilità di cambiare la legge sulla concessione della cittadinanza italiana, che attualmente prevede alcune strade per gli stranieri, ma non tutte di facile accesso e soprattutto con iter burocratici particolarmente complicati. La prima, che rappresenta il principio di base, è quella dello ius sanguinis, cioè il  nascere o essere adottati da cittadini che sono già italiani. Altrimenti si può richiedere dopo 10 anni di residenza in Italia, ma in presenza di altri requisiti fondamentali come ad esempio un reddito sufficiente al sostentamento, l’assenza di motivi ostativi come ad esempio condanne penali.



Si può ovviamente diventare cittadini italiani per matrimonio, aspettando da due a tre anni, ma anche al compimento dei 18 anni nel caso la residenza sia stata sempre in italia fino al compimento della maggiore età. Questo però non è un percorso semplice, perchè le procedure spesso non vanno a buon fine. Per modificare il regolamento attualmente in vigore e concedere maggiori agevolazioni agli stranieri si sta parlando di una riforma necessaria, e tra le ipotesi in campo le più accreditate sono proprio quelle dello ius scholae e ius culturae.



Quali sono le differenze tra ius scholae, ius culturae e ius soli: cosa prevedono le proposte di legge

Si torna a parlare di riforma della cittadinanza in Italia, dopo le olimpiadi che hanno rispolverato la questione, sono intervenuti alcuni politici nel dibattito a presentare alcune proposte. Tra queste, c’è una tra le principali modifiche che da anni viene chiesta dal Pd e cioè quella di istituire lo ius soli. Una legge che in pratica garantirebbe la cittadinanza a tutti coloro che nascono in territorio italiano e a prescindere  dalla nazionalità dei genitori. Una proposta considerata troppo inclusiva e controproducente da molti.



Leggermente più moderata invece è l’ipotesi che ultimamente è stata reintrodotta dopo essere stata presentata nel 2022, cioè quella dello ius scholae: una legge che prevede l’ottenimento della cittadinanza italiana dopo un ciclo scolastico della durata di almeno 5 anni. Un’altra invece, molto simile ma con requisiti ancora più ristretti è quella dello ius culturae, che garantisce la cittadinanza a coloro che completano gli studi, che possono includere anche percorsi di formazione professionale oltre a quelli scolastici. Secondo le statistiche, adottare una di queste due nuove normative potrebbe permettere a più di 135mila nuove persone di diventare italiane.