Mentre nel mondo della politica si continua a discutere di ius scholae, Fondazione Ismu tira le somme: sarebbero circa 200 mila, nel 2025, gli studenti che diventerebbero i “nuovi italiani”. Secondo una prima stima dei ragazzi che rientrerebbero nella casistica per la quale lo ius scholae sarebbe applicabile, rientrano infatti circa 200 mila alunni: questi otterrebbero dunque la cittadinanza dopo aver studiato nel nostro Paese. La Fondazione, in una nota, spiega: “Tale stima è da considerare come relativa a una platea aggiuntiva di potenziali acquirenti, dei quali molti potranno acquisire la cittadinanza italiana per altre vie già contemplate”.
Dunque, è molto probabile che alcuni studenti che riuscirebbero ad ottenere la cittadinanza in virtù dello ius scholae, possano farlo anche tramite altri percorsi, come ad esempio in seguito alla lunga residenza dei genitori. Altri ancora, invece, potrebbero non avere intenzione di richiedere la cittadinanza, dunque la platea dei 200 mila si abbasserebbe nettamente. Si tratta al momento solamente di stime, soprattutto considerando che i discorsi sullo ius scholae sono ancora molto lontani da una reale applicazione.
Ius scholae, Enrico Codini: “Incentivo per rimanere nel mondo della scuola”
Ennio Codini, responsabile del settore legislazione della Fondazione Ismu che ha condotto l’indagine per ottenere la stima dei possibili beneficiari dello ius scholae, spiega: “Dovremmo innanzitutto cominciare a liberarci dall’idea di collegare il governo dei flussi al tema della cittadinanza. Non c’è nessun nesso tra controllo degli arrivi e ius scholae”. Dunque, non aumenterebbero gli sbarchi se venisse applicata la normativa. Così facendo, infatti, l’unica conseguenza sarebbe quella di vedere i ragazzi migranti, nati e cresciuti in Italia, diventare italiani.
I giovani nel limbo sono attualmente circa un milione: la loro unica speranza, al momento, è quella di ottenere la cittadinanza per trasmissione da parte dei genitori. Secondo Codini “lo ius scholae potrebbe essere un piccolo incentivo a restare nel mondo della scuola per chi invece è a rischio dispersione scolastica”. Negli ultimi anni è aumentato in maniera importante il numero di studenti ucraini in Italia: sono passati da 20 mila a circa 43 mila, mentre i ragazzi romeni sono diminuiti da 152 mila a 149 mila.