Ivan Fedorov, sindaco di Melitopol (Ucraina), è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni di “Oggi è un altro giorno”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Bortone e andata in onda nel pomeriggio odierno. Il primo cittadino a marzo è stato rapito dai russi e ha commentato in questi termini la drammatica esperienza vissuta: “Dopo tre giorni dall’invasione del 24 febbraio, molti sistemi nel Paese erano distrutti. Quelli idrici, quelli di riscaldamento… I nostri cittadini sono andati a protestare, dicendo di non essere d’accordo con l’occupazione. I soldati russi allora mi hanno rapito, mi hanno legato le mani dietro le spalle e mi hanno messo in prigione. Per 6 giorni mi hanno sottoposto a pesanti torture psicologiche: per esempio, venivano da me la notte e cercavano di parlarmi di tante situazioni, ma intorno a me c’erano soldati pieni di armi”.



Nelle camere accanto a quella di Ivan Fedorov, i militari sovietici “facevano torture fisiche. È stato molto pericoloso e ho capito che la vita dei civili per quei soldati russi valeva zero”.

IVAN FEDOROV, SINDACO MELITOPOL RAPITO DAI RUSSI: PERCHÉ?

Perché Ivan Fedorov, primo cittadino di Melitopol, è stato rapito dai russi? “Perché loro da me volevano le stesse cose che volevano da tutti i cittadini e i sindaci ucraini. Volevano che noi andassimo nella piazza principale dicendo ai nostri concittadini di unirsi alla Federazione russa, ma questo era impossibile: nel 2014 i nostri concittadini hanno fatto una scelta, costruendo un nuovo Paese e cambiando la loro mentalità. Capivo di correre un rischio, ma non avevo possibilità diverse. Ho avuto paura per la mia vita, non capivo niente. Dopo un minuto, dieci minuti, non sapevo cosa sarebbe successo. Oggi sono qui per via di uno scambio di prigionieri. Adesso posso vivere e sono riuscito a salvarmi la vita”.



Bisogna capire, ha concluso Ivan Fedorov, “che i soldati russi sono come zombie, comprendono solo poche cose semplici che dicono loro i capi. Non ci sono problemi di lingua in Ucraina, non ci sono problemi di nazismo. Tutto questo si vede, perché l’Ucraina è unita ovunque e vuole vivere in un Paese democratico europeo”.

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