Antonio Pennacchi, lo scrittore definito “fascio-comunista” per le sue visioni politiche spesso da un estremo all’altro, è morto ieri all’età di 71 anni a causa di un infarto, e lasciando la sua storica moglie Ivana, e i suoi due figli, Marta e Gianni, oltre che i due nipoti Lucrezia e Asia. Della famiglia di Antonio Pennacchi si sa ben poco, a cominciare dalla signora Marta, di cui non si conosce pubblicamente il suo cognome.
Per scoprire qualcosa di più sul loro rapporto possiamo comunque rileggere una recente intervista che l’artista aveva rilasciato al Corriere della Sera, e in cui lo stesso Antonio Pennacchi raccontava l’episodio in cui vide per la prima volta 50 anni fa quella ragazza che diventò poi la sua consorte: «La vidi a un picchetto davanti a una fabbrica occupata, 45 anni fa. Le ragazze non volevano far passare un camion della ditta. Allora, il camion ingrana la marcia e parte. Tutte scappano, eccetto Ivana, che gli si butta davanti. Pensai: questa è la donna della vita mia».
IVANA, MARTA E GIANNI: MOGLIE E FIGLI ANTONIO PENNACCHI: “CHE PAPÀ SONO STATO? NON SO…”
Ci mise tanto però a conquistarla: «Parecchio: le parevo matto. Ma abbiamo tirato su, io e lei da soli, in dieci anni, la nostra casa. Abbiamo due figli e due nipoti che sono la mia gioia. Mi è stata vicina quando stavo in cassa integrazione e mi sono laureato e quando ho scritto Mammut e siamo andati con la 127 a lasciarlo a mano agli editori, a Milano».
Una persona fondamentale per la vita di Antonio Pennacchi: «Mi toglie ogni ansia – aveva spiegato al quotidiano di via Solferino – a stare insieme s’impara. All’inizio, c’è la passione, poi devi creare le aderenze all’altro, rinunciare a parti di te. Io mi affido per ogni scelta a mia moglie». Stesso discorso vale per i figli Marta e Gianni, di cui si sa poco, ma lo scrittore su di loro ha confessato: «Che papà sono stato? Non lo so. Sono un buon nonno però».