L’omicidio di Sarah Scazzi, noto alle cronache come il delitto di Avetrana, avvenne il 26 agosto 2010 nell’abitazione dei parenti della vittima, i Misseri, precisamente in una villetta di via Grazia Deledda in cui, ancora oggi, si addensano ombre e ricordi sinistri. Sarah Scazzi aveva 15 anni e per la giustizia italiana sarebbe stata uccisa, strangolata con una cintura, da Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della vittima (quest’ultima sorella della madre Concetta Serrano), le quali dopo il delitto si sarebbero servite del contributo di Michele Misseri (padre e marito delle due donne) per l’occultamento del corpo. Il cadavere di Sarah Scazzi fu gettato dall’uomo, inizialmente autoaccusatosi dell’omicidio, in un pozzo tra le campagne di contrada Mosca e lì fu fatto ritrovare, 42 giorni dopo la scomparsa, proprio su sua indicazione.
Il movente dell’omicidio di Sarah Scazzi, stando a quanto cristallizzato nelle sentenze, sarebbe da rintracciare nella gelosia che Sabrina Misseri avrebbe provato per un giovane del posto, Ivano Russo, sentimento dipinto addirittura come “un’ossessione” nei lineamenti della storia tracciati dai giudici nelle sentenze. Dagli atti acquisiti in sede d’inchiesta, tra tabulati e testimonianze, sarebbe emerso l’interesse pressante e non corrisposto di Sabrina Misseri per il ragazzo, da lei chiamato “Dio Ivano”. E l’amicizia nata tra Russo e Sarah Scazzi avrebbe innescato una tale rabbia nella cugina della 15enne da spingerla ad uccidere. Questo lo scenario in cui sarebbe maturato il delitto di Avetrana, da sempre respinto dalla stessa Sabrina Misseri e da sua madre, Cosima Serrano, oggi detenute nella stessa cella del carcere di Taranto a scontare l’ergastolo.
Sarah Scazzi, il racconto di Ivano Russo: “Per me una tenera amica”, la gelosia di Sabrina Misseri
Sabrina Misseri, a processo, ha smentito di essere innamorata di Ivano Russo. Una posizione contrastante con quanto emerso dai messaggi che lei stessa, in numero considerevole, avrebbe inviato non solo al giovane ma anche alle sue amiche per “controllarlo” in sua assenza. “Dio Ivano”, lo avrebbe chiamato nei suoi sms manifestando un interesse profondo per l’allora 26enne, parte della cerchia di amicizie in comune con Sarah Scazzi. Di quest’ultima, Ivano Russo ha parlato dopo il delitto sostenendo davanti agli inquirenti che per lui, data anche la giovane età, 15 anni, fosse soltanto “una tenera amica“, una bambina da proteggere.
Ivano Russo ha sempre respinto l’ipotesi di essere “il movente inconsapevole” dell’omicidio. Per i giudici, a indurre Sabrina Misseri ad agire contro la cugina insieme a sua madre Cosima sarebbe stato un risentimento forte, alimentato da un episodio privato e intimo che avrebbe fatto da innesco alla crisi nel rapporto tra le due cugine. Prima dell’omicidio, Sarah Scazzi avrebbe raccolto la confidenza di Sabrina Misseri circa un presunto rapporto sessuale non concluso con Ivano Russo per volontà di quest’ultimo, intenzionato a non nutrire aspettative di natura amorosa nella giovane. La 15enne avrebbe parlato di questo fatto aprendo a una serie di pettegolezzi che avrebbero irritato la cugina e la zia, Cosima. Oggi che sono trascorsi 13 anni dall’omicidio di Sarah Scazzi, le due donne restano in cella mentre Michele Misseri, condannato a 8 anni per l’occultamento del cadavere, sta per toccare con mano la libertà: la sua scarcerazione è prevista per la primavera del 2024. Ancora oggi, dopo aver accusato la figlia del delitto, si dice unico responsabile dell’assassinio.