Un giudice federale Usa si è rifiutato di respingere una causa secondo cui ai detenuti di un carcere dell’Arkansas è stato somministrato a loro insaputa il farmaco Ivermectina per la lotta contro il Covid. La vicenda riguarda il carcere di Fayetteville e risale al novembre 2020. Ai detenuti sarebbe stato dato questo medicinale – approvato dall’US Food and Drug Administration per curare infestazioni parassitarie come vermi intestinali e pidocchi, oltre che alcune condizioni della pelle, come la rosacea – nel novembre 2020, ma lo avrebbero scoperto nel luglio 2021. Né allora era stato approvato per il trattamento del Covid, né lo è ora. Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Timothy L. Brooks ha affermato che il dottor Robert Karas avrebbe usato i detenuti per un esperimento, come riporta The Northwest Arkansas Democrat-Gazette.



La causa è stata intentata l’anno scorso dall’American Civil Liberties Union contro Karas, Karas Correctional Health, l’ex sceriffo della contea di Washington Tim Helder e il Washington County Detention Center. Secondo il giudice, Karas avrebbe iniziato a condurre una sua ricerca ipotizzando che il farmaco potesse essere un trattamento efficace contro il Covid.



DOSI PIÙ ALTE DI IVERMECTINA AI DETENUTI

Il dottor Robert Karas, come ricostruito da Usa Today, aveva prescritto l’ivermectina a due gruppi di soggetti di prova. Il primo era composto da persone che avevano richiesto i suoi servizi presso la sua clinica medica privata e avevano accettato di assumere l’ivermectina come parte di un trattamento sperimentale per il Covid; il secondo, invece, era formato dai detenuti. «Hanno ricevuto il protocollo di trattamento del dottor Karas per il Covid, ma non sapevano che includeva l’ivermectina», ha scritto il giudice Timothy L. Brooks. Dunque, il medico e il suo staff avrebbero falsamente riferito ai detenuti che il trattamento consisteva in semplici vitamine, antibiotici e/o steroidi. «Non sapevano di far parte dell’esperimento del dottor Karas». Non essendo consapevoli del fatto che i trattamenti prevedevano anche ivermectina, i detenuti non erano neppure a conoscenza degli effetti collaterali del farmaco che, a detta dell’FDA, includono eruzioni cutanee, nausea e vomito. Inoltre, Karas ha ipotizzato che dosi massicce di ivermectina sarebbero state più efficaci per combattere il Covid. Ma la FDA aveva approvato solo un dosaggio di 0,2 mg/kg. Alla fine Karas avrebbe prescritto dosi più basse di ivermectina ai pazienti della sua clinica, più alte ai suoi pazienti detenuti. «A prima vista, sembrerebbe altamente improbabile – persino poco plausibile – che un medico abbia dosato ai suoi pazienti detenuti un farmaco sperimentale in modo più aggressivo rispetto ai suoi pazienti privati, ma i querelanti indicano le prove nelle cartelle cliniche del carcere», ha scritto il giudice che con la sua decisione lascia procedere la causa.

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