I risultati degli studi sull’efficacia dell’Ivermectina per il trattamento del Covid sono contrastanti. La conferma arriva da una ricerca tedesca pubblicata sulla Cochrane Library. «Non siamo sicuri che l’ivermectina rispetto al placebo o allo standard di cura riduca la mortalità, il peggioramento clinico o la necessità di ossigeno e eventi avversi», scrivono i ricercatori. È quindi emerso che l’Ivermectina potrebbe avere pochi effetti o addirittura nessuno rispetto al placebo o allo standard di cura in merito al miglioramento clinico e sulla durata del ricovero. «Non siamo sicuri dell’efficacia e della sicurezza dell’Ivermectina usata per trattare o prevenire COVID-19», proseguono i ricercatori. Ma spiegano che ciò è dovuto alla dimensione degli studi condotti, che sono tutti molto piccoli, e alla loro qualità, che è bassa.
D’altra parte, «sono in corso diversi studi che potrebbero produrre risposte più chiare negli aggiornamenti della revisione». Per ora, comunque, non ci sono prove affidabili a disposizione a supporto dell’uso dell’Ivermectina per il trattamento o la prevendezione del Covid.
IVERMECTINA, SPERIMENTAZIONE A OXFORD SU EFFICACIA
Ma a voler fare chiarezza sull’Ivermectina è l’Università di Oxford, che si prepara a dipanare definitivamente ogni dubbio su questo farmaco antiparassitario, secondo quanto riportato dal Telegraph. Se la revisione della Cochrane Library non ha trovato sufficienti prove per dimostrare che tale farmaco funziona contro il Covid, Oxford spera di avere una risposta entro il prossimo anno. Dopo aver scoperto che il budesonide accorcia i tempi di recupero nei pazienti più a rischio di una forma grave, sono passati all’Ivermectina. Nel marzo 2020 i ricercatori della Monsah University, in Australia, avevano riferito che sembrava abbassare la replicazione del coronavirus addirittura di 5mila volte e in alcuni paesi come l’India hanno cominciato a prescriverla come profilassi, ma i dati scarsi sulla sperimentazione hanno spinto l’Oms a mettere in guardia dall’uso di questo farmaco. Ma l’Università di Oxford vuole vederci chiaro. «Includendo l’Ivermectina in uno studio su larga scala come Principle, speriamo di generare prove solide per determinare quanto sia efficace il trattamento contro il Covid-19, e se ci sono benefici o danni associati al suo uso», ha dichiarato il professor Chris Butler, ricercatore capo congiunto della sperimentazione.