L’ivermectina, il farmaco antiparassitario divenuto uno dei pilastri della medicina alternativa contro il coronavirus, non è efficace contro il Covid-19. A sottolinearlo, ancora una volta, è un nuovo studio COVER pubblicato su Preprints with The Lancet, coordinato dall’IRCCS “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar di Valpolicella (VR), in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano. Lo studio italiano smonta infatti ancora una volta le teorie sul farmaco, sostenuto da mesi dai no vax come via per curarsi e prevenire gravi conseguenze del Sars-CoV-2.



La ricerca, alla quale hanno partecipato anche l’Ospedale “Sacco” di Milano, l’Ospedale “Sant’Orsola” di Bologna e l’Ospedale Covid di Roveret, aveva due obiettivi principali: il primo era verificare la sicurezza del farmaco a dosaggi anche superiori a quelli normalmente utilizzati per le infezioni parassitarie, il secondo quello di provare l’efficacia contro il Covid-19. Il secondo punto, viene sottolineato dai ricercatori, ha dato esito negativo, ma fortunatamente non ha provocato eventi avversi gravi nell’infezione da coronavirus.



Ivermectina, anche il sovradosaggio è inefficace contro il Covid-19

Il nuovo studio condotto da COVER e coordinato dall’IRCCS “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar di Valpolicella (VR), in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano ha dimostrato che anche con un dosaggio triplo rispetto allo standard, ivermectina è inefficace contro il Covid-19. La sperimentazione ha coinvolto 93 pazienti positivi al virus asintomatici o con sintomi lievi, e dopo 7 giorni dall’inizio della terapia i trattati avevano una carica virale inferiore rispetto a chi aveva assunto il placebo ma la differenza non è risultata statisticamente significativa.



Zeno Bisoffi, coordinatore dello studio e direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS di Negrar, ha spiegato: “Questi dati, considerati complessivamente, suggeriscono che non sia opportuno eseguire sperimentazioni cliniche con questi dosaggi del farmaco su campioni più ampi di pazienti e smontano la tesi no-vax sul fatto che l’ivermectina possa essere un’opzione per il trattamento del Covid-19, anche ad alte dosi e anche nelle fasi precoci di malattia. Se non si ha un’efficacia dimostrabile a dosaggio elevato, non è plausibile che la si ottenga a dosi inferiori.