La storia di Ivo Rabanser, sparito 25 anni fa da Selva di Val Gardena e tornato in una notte di neve a inizio novembre per accoltellare il fratello (per fortuna senza riuscire a ucciderlo) è stato trattato a “I Fatti Vostri”, trasmissione in onda ogni mattina su Rai Due. In particolare, il conduttore Salvo Sottile ha intervistato Andrea Bonomini, ex datore di lavoro dell’aggressore, che per i suoi familiari era diventato una sorta di fantasma, ma che in realtà lavorava tutti i giorni nel suo circolo sportivo: “L’abbiamo assunto in regola dopo una prova di tre mesi. È rimasto con noi per circa un anno. Il nostro presidente aveva visto entusiasmo in lui e per un anno è stato irreprensibile come atteggiamento. Lo vidi l’ultima volta a marzo, poi abbiamo perso le sue tracce”.



L’avvocato Nicola Nettis, legale della vittima, Martin Rabanser, ha asserito: “Il mio assistito due giorni fa è stato dimesso a seguito di un intervento che ha attenuato le conseguenze dell’aggressione. Ovviamente lui ha parlato con me, anche se le sue condizioni di salute non consentono di affrontare la vicenda nei suoi sviluppi tragici, in questo momento. Confermo però che il fratello è entrato passando attraverso la porta del garage e arrivando alla camera da letto. Aveva con sé diversi coltelli”.



IVO RABANSER, L’EX DATORE DI LAVORO: “AL POMERIGGIO STUDIAVA IN BIBLIOTECA, NON HA MAI DATO SEGNI DI SQUILIBRIO”

L’ex datore di lavoro di Ivo Rabanser ha precisato a “I Fatti Vostri” che l’uomo in quel centro sportivo è arrivato “perché il nostro circolo cerca di inserire profili lavorativi di persone che hanno bisogno di lavorare. Lui dava addirittura una mano a somministrare le colazioni ad altri bisognosi. Non ha mai dato segni di squilibrio, anzi: sapevamo che, dopo il lavoro, al pomeriggio si recava in biblioteca a studiare e a leggere”.



Infine, Bonomini ha chiarito che Rabanser ha parlato dei rapporti tesi con il suo nucleo familiare di origine: “Lui aveva parlato di dissapori all’interno della famiglia, tanto più che mi ero offerto di aiutarlo a reintegrarsi e di accompagnarlo a Selva per chiarirsi. Era stimato da parte nostra, ma lui mi disse che non voleva avere rapporti con il resto della famiglia. Non aveva parlato direttamente a me del fratello”.