J-Ax e Fedez arrestati con 28 grammi di cocaina nella macchina”: questa è la fake news che era stata divulgata dal sito rollingstone.live l’8 aprile 2017, palesemente falsa, ma comunque in grado di diventare virale. La Procura di Milano, tuttavia, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per diffamazione che vede coinvolto l’autore della bufala, in quanto prodotta da una persona abituata a inserire notizie false sul web. La difesa di Fedez, però, non ci sta: “La disinformazione non può essere considerata lecita”.



Il sostituto procuratore milanese Isabella Samek Lodovici ha chiesto di archiviare l’inchiesta in base all’articolo 51 del codice penale, che impedisce di punire chi esercita un diritto. In particolare, si legge sul “Corriere della Sera”, il magistrato ha scritto al giudice per le indagini preliminari che il reato è oggettivamente configurabile, solo che il comportamento dell’indagato, un uomo umbro di 38 anni, “non è punibile penalmente perché si colloca nel contesto della disinformazione che spesso caratterizza l’ambito delle notizie dedicate al cosiddetto gossip con la spettacolarizzazione del pettegolezzo”.



FAKE NEWS SU J-AX E FEDEZ, PM CHIEDE ARCHIVIAZIONE: GLI AVVOCATI NON CI STANNO

Sempre secondo quanto riferito dal “Corriere”, l’indagato “usa strampalati nomi d’arte, è noto come il re della bufala sociale italiana e ha al suo attivo numerose fake news, cioè avvenimenti inventati con titoli sensazionalistici”. Di fatto, non risulta più credibile agli occhi dei lettori, ma – detto questo – i rapper hanno il diritto al risarcimento del danno con un’azione in sede civile. Questo, tuttavia, non sembra accontentare i legali di Fedez Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, i quali hanno sottolineato che la fake news ha fatto danni molto gravi, raggiungendo un numero considerevole di persone che l’hanno creduta vera.



Le notizie false, attraverso la disinformazione, “sono in grado di influenzare e indirizzare le opinioni, le scelte e le tendenze di una considerevole quantità di persone e a nulla vale che il querelato sia noto come il ‘Re delle bufale’, perché al momento della pubblicazione della fake news la paternità dell’articolo non era nota. Non esiste un diritto alla disinformazione che riguarderebbe tutte le notizie sui cosiddetti vip”.