Il termine “record” oggigiorno è inflazionato e, costantemente ripetuto, finisce per perdere la sua potenza evocativa: tuttavia, nell’epoca dell’eccezionalità a ogni costo e dei primati che durano lo spazio di un post, va preso atto che in barba a qualsiasi SuperLega, il calcio inglese vive in una bolla tutta sua, pandemia o meno, e che se il Chelsea si prepara a spendere quasi 130 milioni per Lukaku, il Manchester City di Pep Guardiola batte ogni record (ops!) staccando una assegno di quasi 100 milioni di pounds, ovvero 117 milioni di euro, per Jack Grealish, talento di POremier League che a detta di moloti anche troppoi anni è rimasto all’Aston Villa, dove rischiava di diventare un campioncino mai espresso o l’idolo locale alla Totti. Fate vobis.



E intanto che la società più ricca del football britannico si appresta a battere il suo stesso record (aridaje) nel caso in cui dovesse perfezionare pure l’acquisto monstre di Harry Kane dal Tottenham ci atteniamo ai fatti: l’estroverso e strafottente, ma al punto giusto, Jack Grealish è l’acquisto più oneroso di sempre e con la sua numero 10 forse chiude definitivamente la porta all’approdo di Messi alla corte dello sceicco mancuniano. E mentre alle nostre latitudini, dove si piange miseria e si inganna il tempo chiedendosi se i fenomeni degli altri valgano queste cifre (ricordate Lukaku? Ebbene sì, nonostante i titoloni cubitali li valeva: ma solo nella provincia italiana non lo si era capito), da quelle parti oggetto del contendere è l’addio del centrocampista al club in cui era cresciuto e per cui tifava. “Local hero” o “just a normal lad whose dream came true” (per citare l’idolo di Liverpool, Trent Alexander-Arnold), poco cambia: l’addio di Grealish ai Villains è un duro colpo per la tifoseria ‘claret & blue’.



JACK GREALISH AL CITY: LA PREMIER POLVERIZZA UN ALTRO RECORD E…

Ma oramai ci siamo abituati a questo genere di storie, tanto che la componente emozionale non fa più notizia: lo stesso club che l’ha visto crescere, anche se a malincuore, ha incassato con piacere i 117 milioni di euro e, senza polemiche o altro, sta già provvedendo a rimborsare quei tifosi che avevano acquistato il kit col numero 10 del principale club di Birmingham. Perché da quelle parti, come pure accade in Bundesliga con quel centro di gravità permanente chiamato Bayern Monaco, la chiamata da parte di una delle big per gli eroi locali è solo questione di tempo e nonostante da quelle parti la middle class del calcio abbia maggior potere contrattuale e introiti che i corrispettivi club in Serie A si sognano



Una questione di tempo, appunto, un destino ineluttabile (e certo che di tutti i destini ineluttabili non è quello peggiore, con tanto di ingaggi pluriennali: diciamocelo). Fino al prossimo “wonderkid” da osservare e ricoprire di milioni anche se è giovanissimo, si veda il caso di Jadon Sancho: intanto Grealish dovrà raccogliere l’eredità di Sergio Aguero, City legend con quella maglia numero 10 e sostenere il peso di aver infranto il primato di Paul Pogba, passato dalla Juventus ai cugini del Manchester United per 93,2 milioni di pounds. Sfida improba, ma il carattere e la faccia da “maverick” del calcio, se non proprio la continuità di rendimento, a Grealish sin da quando militava nel durissimo e massacrante campionato di Championship con la sua squadra del cuore non è mai mancata…