Il jackpot per la prossima giocata del Superenalotto dopo il “non 6” del 1° agosto prevede un premio superiore ai 200 milioni di euro. Il super jackpot ha scaldato la febbre da gioco d’azzardo in tutta la penisola, se mai ce ne fosse bisogno. Gli italiani sono forti giocatori d’azzardo. I dati aggregati del Mef stimano una spesa pro-capite nel 2018 di oltre 400 euro per lotterie, Superenalotto e slot machine. Si tratta di una “media del pollo”, tuttavia la cifra è impressionante.



Tutti sanno che dal punto di vista razionale, più propriamente matematico e statistico, il gioco d’azzardo è un pessimo investimento. La probabilità di chi gioca di avere il proprio denaro moltiplicato è prossima allo zero.

Molti sociologi per anni hanno ipotizzato una maggiore diffusione di questi comportamenti tra le persone con un minore reddito ed una minore scolarità. Il gioco si legava ad ignoranza ed indigenza. Una metanalisi del Cnr di Pisa del 2017 ha dimostrato che non esiste correlazione tra l’intensità dei comportamenti legati al gioco d’azzardo, il reddito e la scolarità. Perché le persone sono attratte dal gioco d’azzardo?



Serve fare un passo indietro. La neurovendita, la scienza che applica le più recenti scoperte scientifiche alle decisioni d’acquisto, ha scoperto che esistono due cervelli.

Si può utilizzare la corteccia prefrontale. Si tratta di uno strato molto sottile, 5 millimetri di neuroni. È la parte di cervello più recente in termini evolutivi. È la porzione cerebrale da cui emergono le funzioni cognitive superiori. La capacità di analizzare il rapporto tra costi e benefici, l’abilità di comprendere il rischio e la probabilità. È la parte “razionale” nella presa di decisioni.

Ma si può anche utilizzare il cervello limbico. Si tratta di una complessa struttura subcorticale, ovvero disposta anatomicamente sotto i 5 millimetri di corteccia. Si compone di molte porzioni iper connesse tra loro: amigdala, talamo, giro del cingolo, ippocampo. È la parte filogeneticamente più antica, ovvero la porzione di cervello che condividiamo per similitudine con la maggioranza dei mammiferi superiori. È la sede di tutti i comportamenti istintivi, immediati e reattivi. È la centralina cerebrale che determina le azioni guidate dalle emozioni. 



Quando si tratta di lotterie, il cervello limbico guida. Le tomografie a positroni che fotografano il cervello in azione davanti alla scelta di “giocare d’azzardo” sono “impietose”. La maggioranza delle persone ha un consumo di ossigeno e glucosio nelle componenti limbiche di gran lunga superiore rispetto alle aree corticali. In pratica ignora probabilità per attivare l’istinto emotivo.

Un’altra dinamica molto studiata nel gioco è l’“ottimismo irrealistico”. Il primo ad averlo dimostrato è stato il premio Nobel per l’economia del 2002, Daniel Kahnemann. In sintesi le persone tendono a considerarsi più fortunate degli altri. Comprendono il dato matematico, ma sentono che il numero non le riguarda. Si parla di ottimismo irrealistico proprio per indicare questa tendenza ad ignorare la fredda statistica, per lasciare spazio ad una dinamica connessa all’autostima. È la sensazione affettiva di sentirsi più meritevole di eventi positivi. Anche in questo caso è una conseguenza dell’attivazione del cervello limbico, che non ha alcun legame con la valutazione legata alla probabilità di vincita.

Senza cadere nelle gravi patologie del “gambling”, tutti i cervelli si assomigliano davanti alla lotteria. Non conta l’area geografica, il reddito, il percorso di studi. Il cervello accende le sue componenti più emotive, istintive ed immaginative, spegnendo la capacità razionale delle cortecce di elaborare la probabilità. E tutti pensiamo di meritare fortuna, più degli altri e compriamo il biglietto. Febbre da Jackpot? Tutta colpa del cervello limbico.