Marcell Jacobs, oro nei 100 metri piani e nella staffetta 4×100 metri ai Giochi di Tokyo 2020, ha raccontato a Repubblica di ciò che ha vissuto in questo straordinario anno per il mondo dello sport: “È tutto ciò che sognavo”, queste le parole del velocista che ha portato in alto la bandiera dell’Italia. “Con la testa sono già sui prossimi obiettivi. Il 2022 sarà un anno importante e ci arriverò da campione olimpico: ho delle responsabilità”, ha sottolineato. I ricordi della finale, però, sono ancora vividi nella mente: “È venuto tuto naturalmente, non volevo dimostrare qualcosa che non sono. Era una delle poche volte nella mia carriera in cui ero sereno. Ero contento di essere lì, lavoravo da tutta la vita per quel momento e me lo stavo godendo”.



I suoi rivali, in quella occasione, dissero che non avevano idea di chi fosse. La realtà però era molto diversa. “Non è vero che non mi conoscevano. Lo stesso Fred Kerley (l’americano che ha conquistato l’argento, ndr) a maggio aveva visto un video di una mia partenza che gli avevo mandato – dato che siamo amici sui social – e mi ha scritto che se fossi partito così avrei fatto 9”80”. Una previsione che alla fine si è rivelata vera. A Tokyo, infatti, l’italiano ha fatto proprio quel tempo. “Sono tutte bugie, sapevano bene chi fossi. Stanno solo rosicando, gli dà fastidio che non abbia vinto un loro atleta”.



Jacobs: “Sto vivendo ciò che sognavo”. L’atleta svela le sue paure

Marcell Jacobs, oltre a parlare del sogno che sta vivendo dal punto di vista professionale, si è raccontato a Repubblica a 360°. In particolare, ha ammesso di avere beneficiato dell’essere uno tra i pochi atleti padri. “Avere una famiglia che ti sostiene, dei bambini, delle responsabilità, ti dà quel qualcosa in più per concentrarti al meglio e correre ancora più forte. Non lo fai solo per te stesso, ma anche per loro: sai che potresti cambiargli la vita”. Sul loro futuro, tuttavia, non si sbilancia. “Spero trovino un’altra strada diversa dall’atletica, non mi piacerebbe se si sentissero in competizione con me”.



Nonostante sia l’uomo più veloce del mondo, ad ogni modo, l’italiano ha anche delle paure. “Ce le ho e me le tengo. Soffro di vertigini. L’altezza non fa per me, come il volo. Gli aerei devo prenderli, ma cerco di non guardare fuori dal fine dal finestrino”. E poi: “I ragni. Non li posso nemmeno vedere”, ha concluso.