E’ morto lo scorso 25 febbraio l’architetto Jacopo Gardella, noto negli ambienti soprattutto per i suoi numerosi progetti realizzati a Milano. Gardella aveva 85 anni e per volere della sua famiglia la notizia del decesso è stata data solamente a tre giorni dalla data effettiva di morte, e dopo che erano già stati celebrati i funerali (tenutisi in forma privata presso la basilica di San Nazaro in Brolo a Milano). Jacopo Gardella avrebbe compiuto 86 anni il prossimo 27 aprile, e si era laureato in architettura nel 1960 presso il Politecnico di Milano, seguendo le orme del padre Ignazio, anche lui architetto.



Fu proprio nello studio del padre che “Gardella junior” mosse i primi passi, collaborando a numerosi lavori come ad esempio la nuova stazione ferroviaria di Lambrate, ma anche i supermercati Esselunga, l’ampliamento della prestigiosa Università Bocconi di Milano, e il tribunale Civile meneghino. Fra i suoi lavori più noti si segnalano anche la costruzione del PAC, il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, realizzato fra il 1951 e il ’53 su progetto di Ignazio Gardella del ’49, con il restauro per mano del figlio avvenuto nel ’97.



JACOPO GARDELLA MORTO A 85 ANNI: L’ADDIO DEL PAC

Jacopo Gardella ha realizzato progetti anche in altre regioni italiane, come ad esempio il recupero dell’area Borsalino ad Alessandria, la ricostruzione del teatro Carlo Felice di Genova, nonché quello del Teatro La Fenice di Venezia. Inoltre, ha progettato il restauro del Rossini di Pesaro, partecipando poi nel 1995 al concorso internazionale di idee per l’ampliamento del prestigioso museo Prado di Madrid. Oltre al lavoro di architetto, Jacopo Gardella ha ottenuto diverse cattedre fra Pescara, Milano, Torino, Venezia e Camerino, mentre dal 2002 al 2009 è stato incaricato del Laboratorio di Architettura degli Interni alla Facoltà di Architettura di Milano. “Riservato e discreto, nel 2014 dopo qualche insistenza aveva accettato di guidare una visita speciale dentro il PAC completamente vuoto – il messaggio d’addio del PAC di Milano pubblicato sulla pagina Facebook – durante la quale con passione aveva raccontato al pubblico le sfide e il senso della realizzazione di uno spazio per l’arte nel contesto degli anni Cinquanta, fino al dilemma della ricostruzione. L’amore per questo edificio si coglieva ad ogni passo e in ogni parola, mentre i visitatori attenti lo seguivano nelle grandi sale e lungo la vetrata luminosa, e lui li invitava ad osservare le qualità uniche di un edificio pensato per accogliere l’arte, senza rubarle la scena, in dialogo perenne con la natura. Lo stesso amore che il pubblico del PAC ci restituisce ogni volta che visita questo luogo”.

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