Jacques Baud, colonnello dell’esercito svizzero con un passato nella NATO, racconta il conflitto tra Russia e Ucraina in un saggio. Si parte dalla composizione dell’esercito ucraino, formato non solamente da soldati professionisti: “Il governo ucraino ha fatto ricorso a milizie paramilitari per compensare la mancanza di soldati. Esse sono soprattutto composte da mercenari stranieri, spesso attivisti di estrema destra. Nel 2020, esse costituivano circa il 40% delle forze ucraine e contavano circa 102.000 uomini, secondo Reuters. Sono armate, finanziate e addestrate dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dal Canada e dalla Francia. Vi sono rappresentate più di 19 nazionalità, tra le quali quella svizzera”.



Come spiega il colonnello, Putin non ha alcuna intenzione di eliminare Zelensky. Non rientrerebbe infatti nei suoi progetti. Nel saggio, Baud spiega: “L’idea che la Russia stia cercando di impadronirsi di Kiev, la capitale, per eliminare Zelensky, viene tipicamente dagli occidentali: questo è ciò che essi hanno fatto in Afghanistan, Iraq, Libia e ciò che volevano fare in Siria con l’aiuto dello Stato islamico. Ma Vladimir Putin non ha mai avuto intenzione di eliminare o rovesciare Zelensky. Al contrario, la Russia cerca di tenerlo al potere spingendolo a negoziare con l’assedio a Kiev. Lui che si era rifiutato di farlo fino ad ora per attuare gli accordi di Minsk, ma ora i russi vogliono ottenere la neutralità dell’Ucraina”.



Jacques Baud: “Consegna armi all’Ucraina atto criminale”

L’immagine della resistenza popolare ucraina che i media diffondono è, secondo Jacques Baud, sbagliata e ha portato a errori come la fornitura di armi da parte dell’Occidente all’Ucraina stessa: “È questa immagine che ha portato l’Unione europea a finanziare la distribuzione di armi alla popolazione civile. Si tratta, in verità, di un atto criminale. Queste strutture di comando sono l’essenza degli eserciti: la loro funzione è quella di incanalare l’uso della forza in funzione di un obiettivo. Armando i cittadini in modo disordinato, come avviene attualmente, l’Ue li trasforma in combattenti, e quindi anche in potenziali obiettivi. Inoltre, senza comando, senza scopi operativi, la distribuzione di armi porta inevitabilmente a regolamenti di conti, a banditismo e ad azioni più letali che efficaci”. 



Il colonnello prosegue spiegando come consegnando armi all’Ucraina, gli stessi Paesi occidentali siano diventati a loro volta obiettivi ostili della Russia: “Inoltre, quando si consegnano armi a un paese in guerra, ci si espone al rischio di essere considerati belligeranti. Gli attacchi russi del 13 marzo 2022 sulla base aerea di Mykolaiv seguono il loro avvertimento che le spedizioni di armi sarebbero state trattate come obiettivi ostili”. Le condizioni per lo scoppio del conflitto, secondo l’ex Nato, sarebbero state create proprio da Stati Uniti e Unione Europea: “Mostriamo compassione per il popolo ucraino e per i due milioni di rifugiati. E va bene. Ma se avessimo avuto un minimo di compassione per lo stesso numero di rifugiati del popolo ucraino del Donbass massacrati dal loro stesso governo, che sono fuggiti in Russia nell’arco di otto anni, nulla di tutto questo probabilmente sarebbe accaduto”.