Jago, il giovane artista italiano al secolo Jacopo Cardillo sarà il primo protagonista della nuova trasmissione di Raitre, “Che ci faccio qui”, in onda da stasera alle ore 20.25 e condotta da Domenico Iannacone. Il padrone di casa incontrerà e si confronterà con uno degli artisti più liberi e controversi della sua generazione. Classe 1987, Jago è nato a Frosinone e attualmente vive e lavora tra Lazio e Veneto, come rivela lo stesso Jacopo sul suo sito ufficiale. Da sempre affascinato da Michelangelo, dal suo pensiero e dalle sue opere, Jago, esattamente come il grande artista del Rinascimento italiano ha dimostrato in più occasioni di voler osare, andando oltre la paura del fallimento. Figlio della generazione 2.0, Jacopo è ancora sconosciuto a coloro che operano nel sistema dell’arte tradizionale. Eppure il suo nome e le sue opere spiccano in cima alle ricerche del mondo online e dei Millennials grazie all’elevato seguito sui social. Molto apprezzato non solo come scultore ma come artista a tutto tondo per via della sua capacità di combinare anche le sue attitudini di musicista e video maker. E’ lo stesso infatti a commentare: “L’artista contemporaneo è colui che usa i mezzi di comunicazione contemporanei”. Capacità che fanno solo da contorno al suo sorprendente talento per la scultura. Jago è uno dei pochi artisti della nuova generazione in grado di scolpire la pietra con una maestria senza paragoni.



JAGO, SCULTORE E ARTISTA LIBERO

Jago riesce perfettamente a plasmare la consistenza fredda ed asettica del marmo, conferendogli una nuova vita. Nelle sue mani si ha la sensazione che la pietra possa quasi ammorbidirsi e piegarsi, per farsi avvolgere rendendo la sua opera innovativa e moderna. Per farlo, Jacopo usa una fresa e un apparecchio attaccato che aspira in tempo reale. Come ogni mente creativa che si rispetti però, anche quella di Jago non si è mai piegata ad alcuna imposizione o tentativo di manipolare il suo talento. Anche per questa ragione qualche anno fa decise di non terminare gli studi accademici per essere uno scultore libero a tutti gli effetti. Ad alimentare la sua scelta, il giudizio contrario di un professore rispetto alla sua esposizione in occasione della 54esima edizione della Biennale di Venezia, chiamato a presenziare da Vittorio Sgarbi. “Appare evidente che in Cardillo c’è un una coscienza della forma e necessità di esprimere un’idea con una modernità d’immagine anche se con riferimenti alla tradizione. Una consapevolezza in un mestiere che pochi artisti hanno mostrato nel corso del Novecento”, aveva commentato lo stesso critico d’arte dopo la mostra, come riferisce Libreriamo.it.



“HABEMUS HOMINEM”, L’OPERA CHE SPOGLIA BENEDETTO XIV

Sono numerosi i premi fino ad oggi collezionati dall’artista ciociaro. Il più importante riconoscimento consiste nell’onorificenza della Santa Sede “Croce Pro Benemerenti”. La sua opera più importante, che ritrae Papa Benedetto XVI senza occhi, è diventata un caso nel mondo dell’arte. La scultura in questione si chiama “Habemus Hominem” e rappresentava la figura di Papa Benedetto XVI, il cui corpo era stato modellato sul marmo bianco. A indignare il Vaticano fu però un particolare non di poco conto, ovvero la mancanza degli occhi dell’allora Pontefice. In seguito alle sue dimissioni, Jago decise in un momento di impeto di stravolgere la sua opera, spogliando il Papa delle sue vesti e decidendo di riempirgli gli occhi e di “donargli la vista”. Un modo simbolico per interpretare il ritorno all’uomo dopo la perdita delle vesti papali. Nel corso degli anni sono stati molteplici i riconoscimenti collezionati e il grande impatto scenico delle sue opere, a partire dalla più discussa, gli ha permesso di ideare altri pregiati progetti che è possibile ammirare sul sito dell’artista e sui suoi canali social molto seguiti.

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