Il Financial Times torna a parlare del caso Wirecard e dei sospetti di collegamento con lo spionaggio russo. Il quotidiano che per primo aveva rivelato parecchi dettagli su Jan Marsalek, criminale latitante dal 2020 e responsabile dello scandalo finanziario tedesco, ora sarebbe in possesso di alcuni documenti esclusivi, precedentemente riservati all’intelligence austriaca, che svelerebbero un ulteriore probabile legame tra Jan e i servizi segreti russi.
Il pezzo mancante che potrebbe confermare le ipotesi di vicinanza con il governo di Mosca, non solo è rappresentato dal fatto che più volte alcune fonti avrebbero rivelato che il latitante si troverebbe in Russia, ma anche da alcuni sospetti, mostrati in rapporti della polizia precedentemente segreti, che coinvolgono il nonno di Jan, Hans Marsalek. Thomas Riegler uno studioso della storia dei servizi segreti austriaci avrebbe rivelato al Financial Times che anche “Hans era indagato per spionaggio e collegamento con la Russia già nell’epoca del dopoguerra“. Lo storico ha aggiunto che “si tratta di una informazione di vitale importanza per stabilire il legame profondo che la famiglia Marsalek avrebbe da sempre con i servizi segreti”.
Hans Marsalek, eroe della resistenza austriaca era una spia russa? Le indagini della polizia
Hans Marsalek, nonno di Jan, a differenza del nipote non è mai stato considerato un pericoloso criminale e truffatore. Anzi è tutt’ora ricordato come un eroe della resistenza austriaca, protagonista durante l’oppressione nazista per aver scovato criminali di guerra ed aiutato il governo a metterli sotto processo. Era rimasto sempre un convinto socialista, e durante la guerra fredda, a partire dal 1950, secondo lo storico Thomas Riegler, l’uomo iniziò ad essere sotto indagine da parte del governo austriaco.
Da qui sarebbero emerse già le prime informazioni sull’ipotesi che Hans potesse essere stato non solo un collegamento importante tra i servizi segreti russi e l’Europa durante la seconda guerra mondiale, ma anche che potesse aver commesso alcuni crimini contro cittadini che sarebbero stati rapiti, interrogati e successivamente torturati a Mosca. Riegler aggiunge anche che, “nonostante Marsalek sia morto con onore, dopo essere diventato direttore del memoriale del campo di concentramento di Mauthausen, i sospetti della polizia di Vienna che lo indicarono come probabile collegamento con lo spionaggio russo, sarebbero una prova certa che la collaborazione con Mosca sia un ricorrente storico della famiglia“. Questo dunque potrebbe confermare le stesse ipotesi sul nipote Jan.