Jane Birkin continua a fare notizia, anche a 73 anni e oramai a 28 di distanza dalla morte di Serge Gainsbourg, assieme a cui ha dato vita a una delle coppie più indimenticabili del mondo della musica e dell’arte, scandalizzando “la borghesia” di fine Anni Sessanta e Settanta: l’attrice britannica originaria di Londra ha infatti dato alle stampe un nuovo volume, “Munkey Diaries”, che da poco è stato tradotto pure in italiano e in cui c’è la summa di tutta la sua vita fatta di amore ed eccessi, romanticismo e rovinose cadute, con la diretta interessata che, diventata un vero e proprio simbolo di libertà sessuale assieme al compagno che l’ha resa madre dell’attrice Charlotte nel 1971, parla senza peli sulla lingua di tutto. Dalle esperienze in un bordello a quelle border-line col suo Serge, fino ad arrivare ai loro litigi e pure a un clamoroso tentativo di suicidio quando una ancor giovane Jane non esitò a lanciarsi nelle fredde acque della Senna prima di essere salvata provvidenzialmente dai pompieri. E in questi diari pubblicati dalle Edizioni Clichy e che nel sottotitolo riportano la dicitura “1957-1982”, ovvero partendo da quando la Birkin aveva solo 11 anni, c’è una vera e propria cronaca, anno per anno, dell’ingresso dell’attrice nell’età matura ma pure nel mondo del cinema, senza tralasciare nessun episodio.
I “DIARI” DI JANE BIRKIN E LA TUMULTUOSA STORIA CON SERGE GAINSBOURG
E uno degli aspetti più curiosi e ambivalenti della figura di Jane Birkin che emergono dalle 376 pagine dei “Munky Diaries” è il rapporto con gli uomini, a partire dallo stesso Serge Gainsbourg per il quale l’erotismo era al centro di tutta la sua vita: l’attrice inglese oggi 73enne infatti si racconta da una parte alla costante ricerca dell’emancipazione, sociale e sessuale, ma dall’altra in continua ricerca pure dell’approvazione di quella stessa società e degli uomini a cui è stata legata quasi fosse un oggetto. E oggi, nella terza età, Jane sembra diventata consapevole della strada percorsa, delle ribellioni messe in atto, anche nei confronti dello stesso Serge (conosciuto su di un set nel 1968) e che può essere ben sintetizzata nel titolo di quella canzone-scandalo che interpretarono assieme e che descrive due amanti nudi a letto simulando un orgasmo, ovvero “Je t’aime… moi non plus”. In quegli anni i due non sono stati solo una coppia ma un vero e proprio simbolo per le nuove generazioni non solo per un livello di complicità quasi totalizzante ma anche per le “imprese” che compiono come l’episodio in cui la Birkin, capricciosa, chiede a Gainsbourg di andare in un bordello di Parigi per fare la prostituta e alla fine rischiano il linciaggio da parte delle donne che vi lavoravano. Resteranno assieme fino al 1980 quando la Birkin deciderà di dire basta, dopo anni di passione e viaggi ma anche litigate, occhi neri, e lo spettro dell’alcolismo che comincia a prendersi Serge, sempre più sovente ubriaco e protagonista di alcune scenate di gelosia che intanto si avvia nel tunnel dell’autodistruzione e già malato di cuore. Ma l’addio non pone fino al loro mito, bensì lo eternizza perché solo lasciandosi Jane e Serge cristallizzeranno quel mito e non potranno mai perdersi più.