Morte Janira D’Amato, uccisa in casa con 49 coltellate

La drammatica morte di Janira D’Amato, giovane ventenne vittima di femminicidio, sarà al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura dal titolo “I sogni infranti di Janira”. La sua terribile fine ed il processo per femminicidio a carico dell’ex fidanzato Alessio Alamia saranno ripercorsi nella trasmissione di Rai3, in onda nella seconda serata di sabato 4 dicembre, a partire da 35 minuti dopo la mezzanotte. Janira aveva ancora tutta una vita davanti quando i suoi sogni furono spezzati uno ad uno dalla furia assassina del suo ex fidanzato.



I fatti avvennero a Pietra Ligure, in provincia di Savona, il 7 aprile 2017. Furono 49 le coltellate che il suo ex, Alessio Alamia, inflisse sul corpo della ragazza con la quale aveva vissuto una storia di un anno. Il giovane usò un’arma dalla lama lunga 12 centimetri per poi costituirsi successivamente. A scatenare la sua furia fu l’ennesima lite al culmine della quale il ragazzo, anche lui ventenne, decise di mettere fine alla vita di Janira nel modo più brutale. Il corpo della vittima fu rinvenuto dai carabinieri intervenuti per capire cosa fosse successo nell’abitazione di piazza Morelli. Poco dopo le ore 22 di quella stessa sera, Alamia si recò presso la caserma dei Carabinieri a Loano spiegando di aver avuto un problema con la fidanzata.



Omicidio Janira D’Amato: cosa scatenò l’ira dell’ex fidanzato

Nel corso del processo a carico di Alessio Alamia per l’omicidio volontario dell’ex fidanzata Janira D’Amato, il giovane ripercorse le tappe che lo portarono a compiere il brutale gesto asserendo: “Quante volte l’ho colpita non lo so. Potevo vedere e sentire, ma non controllare il mio corpo”. A scatenare la sua furia, come riporta il Corriere dell’Umbria, fu la definizione di “delinquente” che Janira diede al ragazzo paragonandolo alla madre. “Da lì non ci ho più visto, ero fuori di me e ho perso il controllo”, aveva raccontato il ragazzo in aula.



Tra i due ex fidanzati non mancavano le discussioni anche per via del forte desiderio di emancipazione della ventenne sempre manifestato al punto da aver sognato di volersi costruire un futuro lavorativo sulle navi da crociera. Poco prima del delitto, stando sempre alle parole dell’assassino reo confesso, lui l’aveva minacciata di suicidarsi puntandosi il coltello al cuore se solo avesse deciso di lasciarlo: “Poi è successo il fatto”, aveva aggiunto, svelando anche i dettagli più macabri di quella sua esecuzione che andò avanti fino alla rottura della lama del coltello impiegato.

I processi a carico di Alessio Alamia

Nel gennaio del 2019 si concluse il processo di primo grado per l’omicidio di Janira D’Amato che vedeva imputato Alessio Alamia, condannato dal tribunale di Savona alla pena dell’ergastolo. Undici mesi dopo, la Corte d’Appello di Genova confermò la medesima condanna. I genitori della vittima commentarono: “L’importante era che venisse confermato l’ergastolo”.

La condanna all’ergastolo di Alessio Alamia divenne poi definitiva nel maggio scorso quando la corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dal difensore del ragazzo, l’avvocato Laura Razetto, contro la sentenza della corte d’Assise d’appello di Genova. La difesa aveva basato il proprio ricorso su tre aspetti: il mancato riconoscimento del vizio parziale di mente per l’imputato, il fatto che a suo dire non sussistesse la premeditazione e il mancato riconoscimento per il suo assistito delle attenuanti generiche. Di qui la richiesta di infliggere una pena meno severa ad Alessio Alamia, richiesta poi rigettata dalla Corte di Cassazione al termine del terzo grado.