JANNIK SINNER, LE PAROLE SUL DOPING
Ormai la vicenda doping che riguarda Jannik Sinner è nota: iniziata ufficialmente a luglio, ma in realtà nel corso del torneo di Indian Wells – dunque in primavera – quando un controllo antidoping ha rilevato tracce (infinitesimali) di Clostebol nelle urine di quello che di lì a poco sarebbe diventato il numero 1 del ranking Atp. A quel punto si è messa in moto la macchina: senza farla troppo lunga, visto che se ne è parlato diffusamente, Sinner è stato assolto avendo pienamente e immediatamente dimostrato la sua estraneità ai fatti, ma in ogni caso gli sono stati tolti punti e montepremi di Indian Wells avendo una responsabilità nei confronti dei suoi collaboratori.
Se non che, dopo qualche mese la Wada è tornata alla carica chiedendo da uno a due anni di squalifica. “Ho visto il buio, non auguro a nessuno di passare i momenti che ho trascorso”: così, di fatto per la prima volta, Jannik Sinner ha commentato quei giorni in un’intervista rilasciata a Esquire Italia, nella quale ha affermato come non potesse parlare di nessuno della cosa, ma che “tutti quelli che mi conoscevano e mi guardavano giocare capivano che in me c’era qualcosa che non girava bene”. Sinner ha confessato di aver visto il buio, e di aver trascorso notti insonni: “anche se sei certo della tua innocenza, sai che queste vicende sono complesse” e infatti lo sono, perché la sua di fatto non è ancora terminata.
LE DIFFERENZE TRA SINNER E SWIATEK
Le parole di Sinner sul caso doping rendono ancora più attuale la vicenda di Iga Swiatek, che nei giorni scorsi è stata sospesa per un mese a causa dell’assunzione di trimetazidina. Quali sono allora le differenze rispetto al caso di Sinner? Diciamo, in soldoni, che intanto la ex numero 1 del ranking Wta ha patteggiato con ITIA (l’agenzia internazionale per l’integrità nel tennis) un mese di sospensione, che tra l’altro è appena scaduto essendo la polacca già ferma dalla metà di settembre. Il patteggiamento fa anche sì che la Swiatek non debba più avere problemi di sorta, mentre nel caso di Sinner una prima sospensione non c’è stata e l’azzurro ha potuto continuare a giocare, ma anche in virtù di questo è stata chiesta poi una lunga squalifica.
Ora, il punto è che la ITIA nel caso di Sinner ha escluso colpe o negligenze: ovvero, come sappiamo, l’altoatesino ha assunto il Clostebol per via indiretta, tramite un massaggio del suo fisioterapista. La Swiatek invece ha direttamente e personalmente acquistato il farmaco, la melatonina, per problemi di jet lag: si tratta di un medicinale da banco che è legale per l’antidoping e non prevede appunto ricetta nel Paese di acquisto, per questo motivo alla polacca non sono state riconosciute colpe o negligenze “significative” ma, essendo lei stessa ad averlo comprato e assunto, quello che contesta ITIA è la mancata verifica di eventuali sostanze contaminanti, come appunto la trimetazidina.