JANNIK SINNER HA VINTO GLI AUSTRALIAN OPEN 2024

Diciamolo subito: quando Jannik Sinner ha vinto il terzo set della finale degli Australian Open 2024, il pensiero di chi scrive (facile dirlo con il senno del poi, direte: dovrete fidarvi) è stato che avrebbe finito con il sollevare il trofeo sotto il cielo ormai buio di Melbourne, per quanto illuminato dalle luci artificiali della Rod Laver Arena. Daniil Medvedev fin lì aveva dominato ma, possiamo dirla così, ha pagato la legge della statistica: nel corso dello Slam australiano il russo (ufficialmente senza bandiera, ma questa è un’altra storia) aveva vinto due volte al quinto set dopo essere stato sotto 0-2. Nel secondo turno contro Emil Ruusuvuori, che ha sfiorato un incredibile upset; soprattutto in semifinale contro Alexander Zverev, aiutato qui dall’ennesimo “choking” del malcapitato tedesco.



In finale Medvedev si è trovato sopra 2-0, contro un giocatore di 22 anni alla prima finale Slam: deve averci pensato, lui che aveva già perso da un risultato identico (ma allora era contro Rafa Nadal), quando ha lasciato per strada il break che gli è costato il terzo set. Così è finita, così abbandoniamo anche i pensieri sul russo, anche se ci sarebbe tanto da dire su di lui. Oggi l’Italia celebra, più che giustamente, Jannik Sinner: dopo 48 anni un azzurro torna a vincere uno Slam maschile (da Adriano Panatta, Roland Garros) e in assoluto la bandiera tricolore non sventolava su un Major da otto anni e mezzo (Flavia Pennetta agli Us Open, nella finale derby contro Roberta Vinci per la quale si scomodò addirittura l’allora premier Matteo Renzi).



SINNER E LE ATTESE CONFERMATE

Solitamente, chi scrive rifugge la parola “predestinato”: vuol dire tutto e niente, carica di una responsabilità forse eccessiva perché, qualora poi le glorie non arrivino, il tutto rischia di odorare di un fallimento che tale in certi casi non è. La realtà dei fatti tuttavia vuole che Sinner un predestinato lo fosse: quantomeno, da qualche anno gli addetti ai lavori e, soprattutto, tanti suoi colleghi ritenevano che questo altatesino dai capelli rossi e il sorriso che racconta timidezza (ma non solo) fosse uno dei nomi che nel giro di breve tempo si sarebbe preso gli Slam. Gli altri, naturalmente, Carlos Alcaraz che lo ha già fatto due volte e Holger Rune; solitamente, la fine dell’era dei Big Three – ma oggi di fatto ne resta solo uno – coincideva con l’ascesa di questi rampolli, ennesimo tentativo di rivivere un’epopea indimenticabile e lunghissima che oggi rappresenta qualunque termine di paragone con chi si prende la scena.



Jannik Sinner ha vinto gli Australian Open 2024: è l’undicesimo titolo Atp per lui, il primo Slam alla prima finale giocata: non sono tanti a dire di averlo fatto. Abbiamo già detto che il ranking parla ancora di numero 4, ma le classifiche valgono e contano il giusto: oggi, finalmente, al Melbourne Park Sinner ha messo il suo nome là dove ogni tennista spera di metterlo. Andare ora a capire quello che potrebbe succedere in futuro è complesso: sicuramente il modo in cui l’azzurro ha vinto la finale contro Medvedev dice tanto, perché al tuo primo atto su un palcoscenico simile rimonti due set a chi qui ci è già stato e non per una volta, ha già trionfato ed è molto più sicuro di te. La realtà dei fatti è che sono almeno due anni che Sinner dà la sensazione di potercela fare, di poter battere chiunque; la sua è stata un’ascesa fatta di piccoli ma significativi passi.

I GRANDI PASSI DI SINNER

Quando era un talento già sbocciato ma in divenire, Sinner si fermava contro avversari fisicamente più prestanti, come ricordato da certe scoppole contro Stefanos Tsitsipas; poi è cresciuto ancora ma era 0-6 contro Medvedev, salvo improvvisamente infilarci tre vittorie consecutive. E Novak Djokovic? Mai battuto, da lui rimontato da 2-0 nella semifinale di Wimbledon, poi superato nel girone delle Atp Finals e, dopo averci perso (male) la finale, ribattuto in una partita decisiva in Coppa Davis.

Sinner impara dai suoi errori: non si è preso tutto subito ma ha saputo cavalcare l’onda in modi diversi, imparare a conoscerne i movimenti, gestirla e domarla. Da qui a dire cosa succederà nel futuro prossimo è impresa complessa: Djokovic, che i numeri indicano come il tennista più vincente per titoli e arco temporale in cui li ha vinti, per i tre anni successivi al primo Slam (sempre qui agli Australian Open), in pratica ha vinto ben poco se non tre Masters 1000 (comunque tanto) e per i Major ha dovuto aspettare lo sfavillante 2011 che lo ha definitivamente lanciato.

IL FUTURO DI SINNER

Certo: lui quando arrivava in fondo si trovava davanti Rafa Nadal o Roger Federer. Ecco: oggi Sinner ha avversari che ancora non sono loro, questo lo dirà il tempo, ma anche il fenomeno Alcaraz del quale tanto si è parlato anche per un eventuale dualismo con l’azzurro ha avuto qualche caduta rovinosa (e strutturale; ci arriveremo), non è ancora un cannibale né lo è quel Medvedev che spesso arriva in fondo ma poche volte vince. I margini ci sono, ma noi auspichiamo una cosa: che, adesso che Sinner ha vinto gli Australian Open 2024, non lo si trasformi nel tennista che deve fare incetta di ogni torneo che gioca e che sia messo dietro la lavagna se perde una semifinale o un quarto, o anche viene fatto fuori al secondo turno. Il tennis è questo: quattro Slam all’anno, nove Masters 1000 più tutti gli altri appuntamenti, nessuno ha mai vinto sempre e nessuno lo farà mai, tanti hanno avuto risultati fortemente negativi e anche in più di un’occasione.

Si ricordi questo, lo si abbia in mente per il prossimo show (il Sunshine Double Indian Wells-Miami, più in là il Roland Garros che sarà il prossimo Slam già totalmente diverso, perchè giocato su una terra rossa che non è il piatto forte di Sinner): Djokovic ha vinto 24 Slam, in carriera ne ha giocati 73, fanno 49 volte (più del doppio rispetto ai trionfi) in cui non ha vinto. Per contro, perchè va anche detto questo, la prima volta non si scorda mai ma quello che viene dopo è sempre più importante: da Marat Safin a Lleyton Hewitt passando per Juan Carlos Ferrero (oggi coach di Alcaraz), Andy Roddick e Marin Cilic, stando solo ai più recenti, la storia è ricca di giocatori che hanno vinto uno o due Slam ma lì si sono fermati, pur avendo comunque carriere di tutto rispetto che tanti colleghi sognano. Siccome però il presente è il presente, che Sinner goda di questo trionfo; altre sfide arriveranno, e anche subito.