JANNIK SINNER, TRA DOPING E AUSTRALIAN OPEN
Tra l’ombra della sentenza anti-doping e l’euforia per il ritorno in campo post vittoria delle ATP Finals in casa, il 2025 di Jannik Sinner sarà sicuramente un anno spartiacque della sua carriera. Lo possiamo affermare con certezza poiché, oltre a ciò che si saprà circa il processo, a livello sportivo sarà molto difficile replicare i successi del 2024.
Due Slam su quattro consultati, otto trofei vinti tra cui la Coppa Davis di Malaga e 29 settimane in vetta all’ATP Ranking che continua a comandare con i suoi 11.830 punti. Insomma, difendere tutti questi punti con le pressioni del mondo intero potrebbe giocare un brutto scherzo anche da un talento generazionale come quello altoatesino.
In conferenza stampa lui si è sempre dimostrato pragmatico, capace di accettare le difficoltà e avere la piena consapevolezza dei suoi mezzi così come della difficoltà di rimanere a tutti gli effetti il miglior tennista al mondo per costanza e risultati.
Per questo il margine dell’errore è ridotto a zero e l’agenda da qui a fine gennaio è praticamente già composta per Sinner. Come riporta La Gazzetta dello Sport, nella giornata di ieri (23 dicembre) Jannik è rientrato in Italia per passare la Viglia, Natale e Santo Stefano a Sesto Pusteria. Un modo per staccare prima di ritornare nel loop sportivo.
Dopodiché il 27 dicembre subito in campo per la ripresa degli allenamenti che sarà svolta a Montecarlo. Questo fino al 2 gennaio quando è prevista la partenza per l’Australia con conseguente arrivo il 3 gennaio ovvero con 9 giorni d’anticipo dall’inizio degli Austrlian Open.
Questo è uno Slam importantissimo per Sinner poiché ci arriva da campione in carica. Il 7 gennaio ci sarà prima un’esibizione alle ore 6:00 italiane contro Alexei Popyrin, uno dei miglior tennisti australiani in circolazione.
Oltre ai fattori che già abbiamo considerato, bisogna sottolineare altre due dinamiche tutt’altro che scontate come il fuso orario (10 ore di differenza tra Roma e Melbourne) e il caldo, ben più presente rispetto al freddo inverno europeo.
Tra le poche certezze in un periodo pieno di incognite c’è la totale assenza di tornei ufficiali pre Australian Open. Sinner si presenterà dunque al primo Slam della stagione come nella passata stagione, senza preparazione a livello di partite ma grande cura nei dettagli, nell’adattamento e resistenza.
JANNIK SINNER, PARLA SCHWAZER: “TROPPA POLITICA NELLO SPORT”
Abbiamo dovuto purtroppo anticipare più volte in precedenza, ma non si può fare altrimenti: il caso doping e la sentenza che attende Jannik Sinner preoccupa tutti. Non c’è né ottimismo né pessimismo al momento, ma solo un grosso punto di domanda sul futuro prossimo del numero uno al mondo.
Naturalmente una squalifica sarebbe un disastro sportivo ma soprattutto potrebbe avere ripercussioni importanti anche a livello mentale e mediatico. In caso contrario ci sarebbe un grande sospiro di sollievo per poi ripartire.
A parlare di questo argomento è stato Alex Schwazer, ex marciatore italiano capace di conquistare un Oro olimpico a Pechino 2008, due terzi posti ai Mondiali e un Oro agli Europei. Oltre a questo ricco palmares, vanno aggiunte le due squalifiche per doping.
La prima nel 2012 è stato incassata di buon grado da Schwazer che ha ammesso di aver fatto uso di sostanze proibite mentre la seconda è stata parecchio contestata. Questo però non ha impedito al marciatore di venire di nuovo punito con altri 8 anni che hanno pressoché concluso la sua carriera.
Tornando al caso Sinner, Schwazer ha difeso Jannik ma ha aggiunto un particolare: “Il Clostebol è l’esempio classico di come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi da solo, altri sono morti sportivamente in silenzio, condannati per la stessa sostanza e modalità assai simili. Jannik è certamente innocente e gli innocenti non devono mai prendere squalifiche: ma essere innocenti o no, a livello di giustizia sportiva e antidoping, conta zero. La politica è tutto, in questo mondo. La Fidal (Federazione Italiana atletica leggera, ndr) è sempre restata in silenzio per tutelare il resto degli atleti. È una scelta: se alzi la voce possono esserci ritorsioni. E il motivo è sempre quello: c’è troppa politica nello sport“