JANNIK SINNER VERSO WIMBLEDON: LE ORIGINI

In un’intervista rilasciata a GQ, e che si potrà leggere nel numero di luglio/agosto, Jannik Sinner ha raccontato i suoi esordi, la carriera da tennista, le aspettative. Nell’estratto disponibile online compaiono solo le sue prime risposte, le origini del viaggio per così dire: ne parliamo perché lunedì inizia Wimbledon, il torneo più prestigioso al mondo e il sogno ideale di qualunque tennista – al netto di chi ne ha altri, ma nell’immaginario collettivo Wimbledon resta IL traguardo – e anche il nostro Sinner naturalmente punta al bersaglio grosso, confortato dagli ottimi risultati centrati sulla terra, e rinfrancato dall’essere il più giovane giocatore nei primi 50 al mondo (è numero 23).



In più Sinner è consapevole che, nonostante la transizione tra il rosso e il verde dell’erba sia complessa – infatti ha perso subito al Queens, torneo poi vinto da Matteo Berrettini – quando hai classe, talento e soprattutto voglia di migliorarti i risultati possono arrivare. Magari non sarà il titolo (sarebbe clamoroso, diciamolo subito al di là del giusto e sano patriottismo) ma arrivare in profondità nel tabellone quello sì. Intanto, già solo entrando nel tabellone principale avrà migliorato il suo record: a Wimbledon ci era stato solo due anni fa, perdendo al primo turno delle qualificazioni, 12-10 al terzo set contro Alex Bolt che oggi è numero 150 del ranking Atp.



I PRIMI PASSI DI SINNER

Jannik Sinner ha dunque raccontato, ricordato, di essere partito dalla sua Val Pusteria verso Bordighera, per unirsi al Piatti Tennis Center; di aver sentito subito la nostalgia di casa – tanto da aver telefonato dopo sole due ore dall’arrivo – di aver vissuto a casa dell’allenatore croato Luka Cjetkovic. Lui parlava l’italiano, il resto della famiglia no: c’erano anche problemi di comunicazione non indifferenti. Una storia certamente non esclusiva: anzi, ci sono tennisti e altri sportivi che da casa se ne sono andati anche molto più giovani. Jannnik ha lavorato duramente, prestando fede al “taglio” di casa sua: “Noi gente di montagna andiamo dritti all’obiettivo senza perdere troppe energie, la prima cosa è il rispetto per gli altri e per se stessi”. Con questa ricetta Sinner si è fatto strada nel circuito del tennis professionistico, ha vinto le Atp NextGen, ha raggiunto i quarti al Roland Garros, ha vinto due titoli e raggiunto la finale del Masters 1000 di Miami, il tutto prima di compiere 20 anni. Se poi arriveranno anche gli Slam, lo vedremo: a questa età è evidente che Sinner sia un giocatore fantastico, ma sono altrettanto esposti certi limiti “strutturali” e, da questo punto di vista, solo il tempo e l’etica del lavoro ci diranno se su queste basi possa arrivare un miglioramento. Il resto, come al solito, lo faranno anche gli avversari (sarà anche vero che agli Zverev e ai Tsitsipas manca ancora qualcosa, ma i Big Three per esempio sono un unicum).

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