IL DISCORSO DI GIURAMENTO DEL PRESIDENTE ARGENTINO JAVIER MILEI: “LA VERITÀ È CHE NON CI SONO SOLDI, SARÀ DURA MA NE USCIREMO”
Dopo aver giurato da nuovo Presidente dell’Argentina, Javier Milei ha tenuto fede alla sua promessa elettorale: con un decreto d’urgenza ha deliberato la designazione dei Ministri riducendo da 21 Ministri dell’era peronista Fernandez-Kirchner ai soli 9 del nuovo Governo di Centrodestra. Ma al di là di aneddoti e “chicche” – come lo scettro presidenziale fatto costruire con ritratti i suoi 5 cani clonai (tutti con nome dei più importanti pensatori liberali, Conan, Murray, Milton, Robert e Lucas) – è la sostanza del discorso pronunciato non in Parlamento ma davanti al popolo di Buenos Aires ad aver impressionato osservatori e fan, detrattori e nemici.
Milei parla al popolo senza peli sulla lingua, dicendo subito che la situazione ereditata in Argentina è la peggiore possibile, che non ci sono soldi né risorse sul breve periodo, e che servirà passare da periodo di stagflazione e inflazione ancora alta: «ma ne usciremo, con la libertà e per la libertà», esclama davanti alla Plaza de los dos Congresos. Solo dopo aver ricevuto i simboli presidenziali dai suoi predecessori, innovando rispetto alla tradizione, il neo capo dello Stato – trionfatore al ballottaggio delle Elezioni Argentina 2023 – ha iniziato a parlare rivolgendosi direttamente alla gente riunita e non al Parlamento: «Si è concluso un periodo di decadenza e inizia un cammino di crescita e redenzione. L’elettorato ha espresso una volontà di cambiamento che non ha ritorno, comincia una nuova era, un’era di pace e prosperità». L’ultraliberista ha così giurato sulla Costituzione della Repubblica divenendo il 55esimo Presidente d’Argentina, il 10mo però dalla fine della dittatura: «Per l’Argentina non c’è alternativa all’aggiustamento e non c’è alternativa allo shock», lo dice senza mezzi termini Milei che avverte la cittadinanza come dopo la giunta peronista, con l’inflazione sopra il 1 150%, «non ci sono soldi» e perciò il programma di riforme e stabilizzazione economica dovrà essere particolarmente “strong”, «avrà un impatto sul livello di attività, di inflazione e di povertà».
MILEI: “IL CONTRATTO CON I CITTADINI È IL LIBERALISMO, NON SAREMO COME IL VENEZUELA”
Per l’Argentina, ha aggiunto il neo-presidente Milei, «non c’è alternativa all’aggiustamento e non c’è alternativa allo shock. Non ci sono soldi», ergo si aprirà «un periodo di stagflazione, che però sarà l’ultimo sorso amaro che dovrà deglutire l’Argentina». Il discorso dopo il giuramento del Presidente è ricco di toni trancianti, così come di promesse “concrete” per non illudere troppo il popolo argentino: «Prenderemo tutte le decisioni necessarie per risolvere il problema causato da 100 anni di sprechi da parte della classe politica. Sappiamo che nel breve periodo la situazione peggiorerà, ma poi vedremo i frutti dei nostri sforzi, avendo creato le basi per una crescita solida e sostenibile nel tempo. Sappiamo anche che non tutto è perduto, le sfide che abbiamo davanti sono enormi, ma lo è anche la nostra capacità di superarle. Non sarà facile: anni di fallimenti non verranno cancellati in un giorno, ma un giorno tutto inizierà, ed è oggi quel giorno».
Richiamando tutte le forze di governo e di opposizione a cooperare per riportare l’Argentina al tempo di splendore, Javier Milei si basa ai principi cardini del liberalismo e del libero mercato: «oggi abbracciamo ancora una volta le idee di libertà, quelle idee che sono riassunte nella definizione di liberalismo, del nostro più grande eroe delle idee di libertà, il professor Alberto Venegas Lynch». Il pensatore liberale diceva infatti – conclude Milei – che il liberalismo «è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, in difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. In quella frase di 57 parole è riassunta l’essenza del nuovo contratto sociale scelto dagli argentini». L’Argentina non farà la fine del Venezuela e di altri Stati latini dalle ricche risorse e dalla pessima politica economica: «ci sarà la luce alla fine della strada. Nel caso alternativo, la proposta sentimentale progressista la cui unica fonte di finanziamento è l’emissione di moneta porterà ad un’iperinflazione che porterà il paese alla peggiore crisi della sua storia, oltre al fatto che ci metteranno in una spirale decadente che ci identificherà con l’oscurità del Venezuela di Chávez e Maduro. Non vi è dubbio che l’unica opposizione possibile è l’aggiustamento, un aggiustamento ordinato che ricada con tutta la sua forza sullo Stato e non sul settore privato».