Nella giornata di ieri a Sulbiaco si è tenuta una messa ad un anno della morte di Gina Lollobrigida. Le telecamere di Storie Italiane hanno intervistato Javier Rigau, venuto dalla Spagna per la commemorazione: “Sono entrato in chiesa commosso, un anniversario tristissimo, io sono sempre al fianco di Milko e Dimitri, il rapporto è sempre stato bellissimo e continuerà per tutta la vita. Il mio ricordo di Gina Lollobrigida? Il primo incontro. Lei è una vittima di questa vicenda e con lei anche la famiglia e gli amici che sono stati tutti allontanati”.
“Lei aveva una passione per la casa – ha proseguito Javier Rigau – ma Milko mi ha detto che la casa è irriconoscibile. E’ più di una decade che succede questo, è una mostruosità. Ci saranno anche altri procedimenti che io sto preparando. Cosa mi spinge ad andare avanti? La giustizia”. Così invece Milko Skofic, il figlio di Gina Lollobrigida, che ha raccontato: “Ho affrontato questo anno vivendo giorno dopo giorno, senza fare programmi e piani a lungo termine, l’ho vissuta come un film. Ero andato a trovare mia mamma quando si era rotta il femore e li ho visto…”.
GINA LOLLOBRIGIDA, JAVIER RIGAU E MILKO SKOFIC ALLA MESSA IN RICORDO DELLA DIVA
Il figlio di Gina Lollobrigida ha continuato: “L’ultima volta che sono rientrato nella villa è stato ieri, l’ho trovata con muffa e umidità. Per cosa vorrei che fosse ricordata? Ho fatto un’associazione che si chiama Fondazione Gina Lollobrigida e abbiamo Pupi Avati come membro del comitato artistico e vorrei che fosse ricordato per quello che quest’associazione fa, aiutare i giovani che fanno diversi tipi di arte. Mia madre era una persona con l’arte dentro”.
E ancora: “La condanna di Piazzolla? Me l’aspettavo ma non mi ha ridato nulla, tutti quegli anni che avrei voluto passare con mia madre non me li danno più. Piazzolla non l’ho incontrato (era presente anche lui alla messa ndr), se ne è andato subito dopo? Forse per decenza”. Anche Dimitri Skofic, il nipote di Gina Lollobrigida, era presente: “Mi ricordo il giorno del funerale quando siamo venuti a Sulbiaco dopo Roma. Mi piaceva la sua creatività, la voglia di fare, si arrabbiava per alcune cose ma poi aveva una grande profondità e sensibilità quando si trattava di certi argomenti. Quest’anno è l’anno che sono invecchiato di più. La condanna di Piazzolla? Io ormai faccio fatica a fidarmi, comunque non l’ho visto. Cos’abbiamo in comune? Quando si lasciava andare, come quando faceva la bersagliera, io mi ci sono rivisto ed è stato strano, sicuramente ho preso qualcosa di lei. Fisicamente? Lei aveva il nasino perfetto all’insù, io non sono proprio così”.