Javier Zanetti, ospitato a Verissimo da Silvia Toffanin, si è raccontato, parlando della sua carriera calcistica e del rapporto con i suoi genitori. “Devo ringraziare il vostro paese perché mi ha accolto quando ero uno sconosciuto. Il calcio italiano era una grandissima opportunità per me. In Argentina fui scartato a 13 anni perché ero troppo magro, mi misi a fare il muratore con mio padre ed è stato un momento molto bello perché ho capito i tanti sacrifici che loro facevano e questo mi ha fatto crescere molto”.
“L’Inter”, racconta Javier Zanetti, “è stata una cosa inaspettata, avevo appena iniziato la mia carriera e non potevo crederci. Arrivai qui pieno di sogni e con la consapevolezza che fosse una grandissima opportunità. Sono passati tanti anni da quando non gioco e cerco di contribuire adesso alla squadra che lavora fuori”. Però nella sua intervista non ha potuto fare a meno di ricordare anche sua madre, morta improvvisamente nel 2011. “Dopo la finale di Coppa Italia”, ricorda Javier Zanetti, “quando vincemmo contro il Palermo, sentii un vocale di mia madre che era felicissima, ed è l’ultima volta che l’ho sentita. La mattina dopo venne a mancare. Sono passato dalla gioia del trofeo alla tristezza senza paragone di perdere un genitore, sono tornato subito in Argentina. Morì dormendo, mio padre non riusciva a chiamarmi. Mia mamma credo che abbia fatto tantissimo per me, fa parte del mio sogno da bambino, mi accompagnava ovunque ed era la prima ad essermi vicina, me la porterò sempre con me. Sono riuscito a dirle tutto quello che volevo, sapeva quello che provavo e sentivo per lei”. (Agg di Lorenzo Drigo)
Javier Zanetti e la passione per il calcio: “è nata grazie a mio padre”
Javier Zanetti, l’ex giocatore dell’Inter, si racconta a cuore aperto in una imperdibile intervista a Verissimo da Silvia Toffanin: dalla vita privata a quella professionale. Il vicepresidente dell’Inter dopo anni di grandissimo successo nel mondo del pallone ha deciso di darsi alla cucina! Proprio così, oltre a ricoprire il ruolo di vicepresidente dell’Inter, Zanetti ha aperto un ristorante a Milano. Ma come è nata la passione per il calcio? Dalle pagine de La Repubblica il campione ha raccontato: “mio padre faceva il muratore. Da ragazzino l’aiutavo. Se non fossi diventato calciatore, proprio grazie a papà e a uno zio che hanno ricavato un campetto da calcio nel quartiere dove abitavamo, per evitare che giocassimo in strada, avrei continuato a lavorare con lui. Costruire mi piace”.
Parlando poi della sua infanzia ha detto: “profuma di asado. Mamma era argentina, ma lo preparava papà, di origini italiane. Da noi sono gli uomini che si dedicano a questo rito che fa stare bene assieme. Cucinare l’asado insegna la pazienza, la dedizione, non è un semplice piatto. Lo so fare anch’io, ho imparato guardando papà mentre girava e guarniva la carne accanto al fuoco della brace, chiacchierando con gli amici”.
Javier Zanetti dal calcio alla cucina: ha aperto tre ristoranti a Milano
Dal calcio alla cucina con l’apertura di un ristorante argentino a Milano. Javier Zanetti ha raccontato: “mancava, fino a qualche anno fa, il profumo della carne arrostita che a Buenos Aires senti a ogni angolo. Così ho cominciato con El Gaucho, un posto per gli argentini, il nostro quartier generale dove ritrovarsi tra amici. Poi è arrivato El Botinero e, da qualche settimana, El Patio del Gaucho, decentrato, in una location molto bella, formata da tante terrazze. Mi piace vedere la gente che si diverte nei miei locali, posti non formali, vivaci pezzetti di Argentina”.
Parlando poi di piatti e cucina ha confessato: “ho grande predilezione per il risotto alla milanese. Al Botinero lo fanno speciale come piace a me, si chiama Risotto Pupi, classico allo zafferano, ma arricchito con ragù di entrana di vitello. E mi viene in mente un posto a Como, che si chiamava l’Angolo del Silenzio, ma non c’è più. Facevano il risotto dentro la forma di Parmigiano Reggiano, se ci penso mi viene l’acquolina in bocca”. Infine impossibile non ricordare gli anni più belli della sua vita all’Inter: “l’Inter per me è come una famiglia”.