Aveva definito Donald Trump un “idiota” e lo aveva giudicato “riprovevole“, ora JD Vance è il candidato vicepresidente alle Elezioni Usa 2024 per i Repubblicani. In poco tempo è passato dal ritenere il tycoon “l’Hitler d’America” a diventarne uno dei più solidi alleati. Il senatore 40enne dell’Ohio, al primo mandato, è considerato il possibile primo candidato dei repubblicani alle elezioni del 2028. Abile critico dei democratici, ha una strategia mediatica diversa da quella dei democratici: si è lanciato spesso in interviste e programmi tv, rendendosi così però più esposto alle critiche, a cui risponde colpo su colpo.



Nato a Middletown da una madre che ha lottato contro la dipendenza e da un padre che ha lasciato la famiglia quando lui era ancora piccolo, JD Vance di fatto è stato cresciuto dai nonni, di cui ha parlato nel suo libro di memorie Hillbilly Elegy che ha ispirato il film “Elegia americana“.

Quella del repubblicano è stata un’infanzia a dir poco complicata, per via delle diverse figure paterne che si avvicendavano e dei problemi di abuso di sostanze della madre. Ha più volte cambiato cognome, ma quando si è sposato sia lui sia la moglie Usha hanno preso il cognome Vance per onorare il nome di famiglia dei nonni materni, per questo ora si fa chiamare James David Vance.



LE ORIGINI DI JD VANCE, CHI È?

Proprio il suo vissuto è alla base delle sue convinzioni politiche, infatti JD Vance ha acquisito una visione decisamente conservatrice, che traspare anche dal suo libro, nel quale esprime critiche nei confronti dei montanari degli Appalachi per la loro dipendenza dai sussidi governativi e per la loro incapacità a lavorare sodo, sostenendo che reagissero nel peggior modo possibile alle circostanze avverse e definendoli il prodotto di “una cultura che incoraggia il decadimento sociale invece di contrastarlo“.

Quando uscì il libro era già lontano dalla sua terra: era entrato nei Marines ed era stato in Iraq, poi si è iscritto alla facoltà di legge di Yale, dove ha conosciuto la moglie da cui ha avuto tre figli (Ewan, Vivek e Mirabel) e ha lavorato come venture capitalist in California. Diventato anche un autore di bestseller, è stato anche un ricercato commentatore chiamato a spiegare l’appeal di Donald Trump sugli elettori bianchi e la classe operaia, riservando appunto delle critiche al tycoon. Nel 2017 è tornato in Ohio, ma ha continuato a lavorare nel venture capital.



La moglie di JD Vance suscita grande curiosità anche perché ha alle spalle una storia diversa dal marito: è figlia di immigrati indiani cresciuti a San Diego, ma accademici. Ha anche conseguito un master all’Università di Cambridge ed è stata assistente del presidente della Corte Suprema John Roberts e, più recentemente, ha lavorato per Munger, Tolles & Olson, uno studio ritenuto “progressista” e “woke” da una rivista giuridica, come riportato dalla BBC. Dopo la scelta di Donald Trump di nominarlo candidato vicepresidente dei Repubblicani alle Elezioni Usa 2024, si è però dimessa dal suo incarico.

JD VANCE, LE POLITICHE DELL’ASTRO NASCENTE DEI REPUBBLICANI

JD Vance era considerato un “predestinato” della politica, perché si parlava da tempo di una sua discesa in campo, ma l’occasione è arrivata due anni fa con il passo indietro di Rob Portman in Ohio. Nel frattempo, la sua retorica è cambiata: ha parlato meno dei montanari e più di élite e democratici, ha iniziato a fare le sue apparizioni su Fox News, ma soprattutto ha cambiato idea su Donald Trump, aprendosi così la strada per il Senato. Di fatto, JD Vance è diventato un elemento importante della politica “Make America Great Again” dell’ex presidente Usa, alla cui agenda ha aderito quasi completamente.

Al Senato ha sostenuto politiche economiche populiste e si è distinto come uno dei principali scettici del Congresso sugli aiuti all’Ucraina. Negli ultimi mesi, ha presentato proposte di legge per negare i fondi federali alle università in cui sono presenti accampamenti o proteste contro la guerra di Israele a Gaza e alle università che assumono immigrati privi di documenti.

Invece, a marzo JD Vance ha sostenuto una legge che taglierebbe fuori il governo cinese dai mercati dei capitali statunitensi in caso di mancato rispetto delle leggi sul commercio internazionale. Le sue posizioni sull’aborto, invece, sono diventate più moderate: in passato si era detto favorevole al divieto di aborto a livello nazionale dopo le 15 settimane di gravidanza, ma recentemente ha appoggiato la posizione di Trump, secondo cui la la questione deve essere decisa dagli Stati.