Tutti presi dalle quotidiane polemiche innescate da Trump, si parla poco del suo vice, James David Vance, che pure è destinato a far parlare di sé e andrebbe seguito con maggiore attenzione.
Innanzitutto, perché – pur oggi solo quarantenne – potrebbe essere proprio lui il prossimo 48esimo presidente degli Stati Uniti dopo Trump, ma – soprattutto – perché è un personaggio molto interessante e controverso, anche se il ruolo di “vice” gli imporrà lunghi silenzi almeno finché Trump resterà al timone.
Senatore dell’Ohio, infanzia difficile, scrittore di successo, Vance si dichiara “un conservatore nazionale”, ovvero “populista di destra” per i suoi avversari. Convertitosi al cattolicesimo, battezzato e cresimato nel 2019, Vance ci tiene a tenere come suo esempio sant’Agostino “che mi ha dato modo di comprendere la fede cristiana in modo fortemente intellettuale”. Vance ha una moglie indù, tre figli e ha spopolato tra i “colletti blu” raccogliendo molti consensi nella classe media americana conservatrice.
Nei giorni scorsi, a Monaco di Baviera, Vance si è presentato sulla scena politica internazionale ad un incontro con gli alleati subito dopo che Trump aveva detto senza mezzi termini di aver iniziato e di volere mantenere contatti diretti con Putin per far finire la guerra in Ucraina, trattative che hanno messo nell’angolo sia l’Unione Europea che Zelensky.
Vance (reduce da una visita a Dachau) non è stato certo a guardare e, fedele al suo stile, ha detto subito chiaro e tondo e senza giri di parole ai freddi alleati europei cosa la nuova amministrazione USA pensa di loro, con un discorso di rottura che in Italia non è stato (volutamente?) quasi notato, ma che invece era denso di contenuti.
Innanzitutto, ha parlato di democrazia senza peli sulla lingua ricordando “che il maggior nemico dell’Europa non sono la Cina o la Russia, ma è all’interno stesso di voi”, sottolineando a lungo la sua critica per l’involuzione politica europea e il recente annullamento delle elezioni in Romania solo perché aveva vinto un candidato cosiddetto filo–russo. La libertà di espressione è in ritirata in Europa e Gran Bretagna – ha sostenuto Vance – perché si fanno “muri di fuoco” (in tedesco “cordone sanitario”) contro la crescita di quei partiti che non sono in linea con la politica di Bruxelles. “Per salvare la democrazia – ha insistito Vance – dovete abbracciare e capire quello che la gente vi dice, anche se lo trovate sorprendente e anche se non siete d’accordo”.
Non pago, Vance ha rilasciato venerdì una lunga intervista al Wall Street Journal in cui ha spiegato perché ha avuto contatti diretti con l’estrema destra tedesca dell’AfD, incontro molto criticato da Berlino, che lo ha bollato come “ingerenza negli affari interni tedeschi”. Più oltre Vance ha citato Giovanni Paolo II con il suo “Non abbiate paura” definendo Wojtyła “Uno dei più straordinari campioni della democrazia in questo continente come in qualsiasi altro”. Per Vance “Non dovremmo avere paura dei nostri popoli quando esprimono punti di vista che non concordano con le loro leadership”, insistendo sul punto davanti agli attoniti leader europei.
Per Vance l’Europa deve piuttosto rendersi più forte per difendersi da sola, ma ha insistito: “Per anni ci avete detto che quello che finanziamo e sosteniamo con voi è in nome dei nostri valori democratici condivisi, ma purtroppo quando guardo all’Europa di oggi a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della guerra fredda”. “Guardo a Bruxelles – ha insistito Vance – dove i commissari europei avvertono i cittadini che intendono chiudere i social media nel momento in cui individuano ciò che hanno giudicato ‘contenuti di odio’, ma chi ha deciso chi poteva giudicare?”.
Vance ha poi portato i casi della Svezia, dove è stato condannato un attivista cristiano per aver bruciato un Corano dopo l’uccisione di un suo amico, e della Gran Bretagna, dove è stato incriminato Adam Smith Connor, che in silenzio pregava a 50 metri di distanza da una clinica di aborti.
Non è poi mancata una dura critica anche alla recente politica negli USA durante la presidenza Biden concludendo che però, prima di tutto, l’Europa deve capire “al suo interno” cosa vuole e cosa vuole difendere, sottolineando come occorra anche una forte politica di contenimento dell’immigrazione e criticando indirettamente, infine, il vertice di Davos, dove “quei leader economici sembrano molto lontani dalle rispettive opinioni pubbliche, ma così non deve essere per chi è eletto democraticamente”.
Non ci saranno le battute estemporanee di Trump, ma c’è molta più concretezza: l’Europa farebbe bene a pensarci su, riflettere e tenerne subito conto.
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