Jean-Luc Brunel è morto: l’agente di modelle e amico di Jeffrey Epstein si è suicidato nella sua cella della prigione della Santé, a Parigi. Accusato di violenza sessuale da alcune modelle, talvolta minorenni, nel caso Epstein è stato sospettato di aver fornito delle ragazze. L’uomo, fondatore dell’agenzia Karin Models, questa mattina è stato ritrovato morto, impiccato. Il 75enne era in attesa di processo dopo essere finito sotto inchiesta per abusi sessuali e violenza sessuale su minore di più di 15 anni. Era testimone assistito, una condizione giuridica che è una via di mezzo tra testimone e indagato, per i reati di tratta di esseri umani aggravata dal danno a vittime minori allo scopo di sfruttamento sessuale.



Jean-Luc Brunel era anche coinvolto nell’inchiesta americana sulle violenze su ragazze minorenni dell’amico miliardario Jeffrey Epstein, a sua volta trovato morto in cella nell’agosto 2019. Arrestato nel dicembre 2020 all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, Brunel era pronto a prendere un volo per Dakar, in Senegal. Nel novembre scorso era stato scarcerato e messo in libertà per qualche giorno, ma dopo la decisione della Corte di Appello di Parigi, contro cui aveva presentato ricorso in Cassazione, era tornato in cella.



I LEGALI “SUICIDIO? NON PER SENSO DI COLPA”

Erwan Saoudi, del sindacato FO, al Parisien ha assicurato che dai primi elementi a disposizione è emerso che «non c’è stata alcuna mancanza da parte dei nostri agenti questa notte. Tutte le ronde sono state effettuate. In media, se ne fanno da quattro a sei durante la notte nella zona riservata alle persone vulnerabili, quella dove era incarcerato Brunel». Saoudi ha spiegato che Jean-Luc Brunel «si è impiccato intorno all’una, tra due ronde, e il corpo è stato trovato all’alba. I primi soccorsi non hanno potuto fare nulla. Il fatto che fosse solo nella cella è una certezza». Ma gli avvocati dell’agente, come già in passato, hanno puntato il dito contro il «sistema mediatico-giudiziario».



Inoltre, hanno ribadito che «Jean-Luc Brunel non ha mai smesso di proclamare la sua innocenza e ha moltiplicato gli sforzi per provarla. La decisione di togliersi la vita non è dipesa dal senso di colpa ma da un profondo sentimento di ingiustizia». Tra le accusatrici dell’agente c’è l’ex modella Thysia Huisman, che sostiene di essere stata rogata da Brunel nel 1991. Invece Jérome Bonnouvrier, fondatore dell’agenzia DNA morto nel 2017, aveva testimoniato in un libro che nell’ambiente Jean-Luc Brunel era considerato come un «pericolo. Ama le droghe e lo stupro silenzioso. È questo ciò che lo eccita».