La storia di Jeanne Baret è affascinante anche perché nonostante le sue umili origini, l’esploratrice ha potuto avere un’istruzione e coltivare la sua cultura fin da giovanissima. Questo nonostante gli impedimenti, visto che non solo la famiglia di Jeanne era povera, ma va anche ricordato come all’epoca le donne fossero tenute ai margini del sistema d’istruzione. Jeanne invece sapeva leggere e scrivere e questo la aiutò a iniziare a lavorare al fianco di Commerson per iniziare a studiare la botanica e poi sfruttare queste sue conoscenze nei suoi viaggi. Una serie di esperienze straordinarie che hanno portato Jeanne Baret a diventare la prima donna a fare il giro del mondo in navigazione. (agg. di Fabio Belli)
JEANNE BARET, DONNA STRAORDINARIA CHE NON SAPEVA DI ESSERLO
Una donna straordinaria che non sapeva di esserlo. Jeanne Barret, celebrata oggi da Google in tutto il mondo, è senza dubbio una figura molto particolare, e non solo per essersi travestita da uomo pur di prendere parte alla spedizione con cui circumnavigò il mondo. Per questo comunque Luigi XVI al suo ritorno in Francia la definì appunto «una donna straordinaria». È l’esempio di come per i cambiamenti, soprattutto a livello culturale, a volte siano sufficienti le azioni di individui modesti. In un’epoca in cui era impensabile rivendicare la propria individualità femminile, Jeanne Barret ha sfidato non solo le regole, ma anche le convenzioni sociali. C’è molto di più in quel travestimento. Curioso il fatto che al suo ritorno in Francia proprio Bougainville abbia chiesto che le venisse corrisposta una pensione reale, che ottenne da Luigi XVI con i suoi complimenti per essere stata appunto la prima donna a circumnavigare il globo. (agg. di Silvana Palazzo)
JEANNE BARET, LA SUA STORIA IN MOLTI SAGGI
Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta di Jeanne Baret, nota esploratrice nata il 27 luglio del 1740 e celebrata dal doogle di Google di oggi. Una pioniera, come già messo in risalto, che viene omaggiata spesso in Dordogna, dove si trova sepolta: tantissimi visitatori si recano alla sua tomba per ricordarla, nel villaggio di Saint-Antoine-de-Breuilh. Un luogo molto caro per la Baret, considerando che lo scelse dopo aver ricevuto l’eredità di Commerson. Fu lì che il marito Jean Dubernat si stabilì come fabbro. La figura di Jeanne Baret è stata spesso ripercorsa in importanti saggi: tra gli altri ricordiamo “La prisonnière des mers du sud” di Jean-Jacques Antier, “Jeanne Barret: première femme ayant accompli, au XVIIIe siècle, le tour du monde déguisée en homme” di Monique Pariseau e “Jeanne Baret – Aventurière des mers, exploratrice et botaniste” di Christel Mouchard. (Aggiornamento di MB)
JEANNE BARET, UNA DONNA CHE HA SCARDINATO CLICHÉ
Oggi, 27 luglio 2020, si celebra Jeanne Baret. Google le ha dedicato il doogle di oggi e sui social network sono in tanti a ricordare una donna decisamente fuori dagli schemi. L’esploratrice è stata una delle figure più importanti del Settecento, anche se purtroppo il suo enorme lavoro di ricerca non è mai stato riconosciuto. Ma le sue imprese sono rimaste nella storia dell’uomo: oltre ad essersi avventura per mare travestita da uomo, la Baret ha scardinato alcuni clichè dell’epoca come l’amare un uomo sposato o dare alla luce un figlio illegittimo. E, ovviamente, nessuno potrà mai dimenticare il suo coraggio nell’esplorare terre remote, sino a compiere il giro del mondo. Una delle tracce più consistenti del suo passato – come vi abbiamo raccontato è rintracciabile nell’edizione italiana dei viaggi di James Cook, datata 1816: qui ritroviamo Jeanne Baret con un berretto rosso e con abiti a righe, stringendo un mazzo di fiori e di erbe. (Aggiornamento di MB)
JEANNE BARET, LA “BESTIA DA SOMA”
Che Jeanne Baret fosse una donna dalla straordinaria forza d’animo, lo si capisce dalle numerose testimonianze che la descrivevano come una persona inesauribile. Forse per via di essere sotto mentite spoglie, l’esploratrice francese era capace di trasportare sotto ogni tipo di clima, dalla neve al sole tropicale, carichi gravosi solitamente per il gentil sesso, leggasi armi, provviste, quaderni di botanica, attrezzature e molto altro ancora. Anche per questo il suo primo marito, Commerson, la soprannominò la «mia bestia da soma». Di lei ne ha parlato così Luis Rossi, autrice de “L’altra mappa”, storia sulla geografia al femminile: «Jeanne Baret – le parole riportate da oggi, 27 luglio, da Focus.it – parrebbe un caso esemplare di donna che ha contribuito al sapere nel silenzio, facendo scienza all’ombra di un uomo. Le testimonianze – aggiunge – che ho trovato non lasciano dubbi sulla sua partecipazione attiva alla ricerca sul campo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
JEANNE BARET, LA PIANTA IN SUO ONORE
Jeanne Barret era una donna poliedrica, e fra le sue tante attività era anche botanica. In suo onore vi è la specie Solanum baretiae, una pianta erbacea scoperta nel 1992, nell’Ecuador meridionale, nella zona di Amotape-Huancabamba. Non è molto diffusa ma è considerata una parente stretta degli ortaggi più comuni come ad esempio il pomodoro, la melanzana e la patata, tutti appartenenti appunto al genere Solanum. Le foglie di questa pianta sono composte, ovvero, costituite da alcune foglioline più piccole, disposte lungo il picciolo che si chiama rachide. Per quanto riguarda la baratiae, il numero di foglie è variabile, andando da un minimo di 1 fino ad un massimo di 7. Il botanico Commerson, il primo marito di Barret, diede il nome della sua amata anche ad un’altra pianta, la Bareti Bonafidia, ma questa nomenclatura non sopravvisse visto che gli era già stato dato in precedenza un altro nome (oggi è nota come Turraea). (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
JEANNE BARET, IL RITIRO A SAINT-AULAYE E LA PENSIONE
Nonostante la sua vita decisamente straordinaria, Jeanne Baret concluse la propria esistenza così come l’aveva iniziata, in maniera molto umile, non tradendo le sue origini. Stando a quanto emerge, infatti, l’esploratrice travestita trovò lavoro sul finire degli anni in una taverna di Port Louis, capitale delle isole Mauritius, poi il 17 maggio del 1774 si risposò con Jean Dubernat, un ufficiale dell’esercito francese che si era fermato sull’isola dopo un viaggio di ritorno in Francia, e che si innamorò di Jeanne. I due fecero ritorno oltralpe (forse nel 1775), poi nel 1776 ricevettero i soldi di Commerson (il primo marito di lei), e si stabilirono nel villaggio nativo di Saint-Aulaye. La Baret andò in pensione nel 1785, come dipendente del ministero della marina transalpina: «Jeanne Barré, grazie ad un travestimento, circumnavigò il globo su uno dei vascelli comandati da de Bougainville – si legge in un documento ufficiale pubblicato da Wikipedia – si dedicò in particolare ad assistere de Commerson, dottore e botanico, e condivise con grande coraggio il lavoro ed i pericoli di costui. Il suo comportamento fu esemplare e de Bougainville gli riconobbe numerosi meriti…. Sua Altezza è stato abbastanza gentile da concedere a questa donna straordinaria una pensione di 200 livree da prelevare dal fondo per invalidi, e questa pensione verrà pagata dall’1 gennaio 1785». Morì 22 anni dopo, il 5 agosto del 1807, a 67 anni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
JEANNE BARET, L’ESPLORATICE LA CUI GIOVENTÙ È UN MISTERO
La storia di Jeanne Baret è incredibile fin dalle sue origini. La donna celebrata quest’oggi da un apposito Doodle di Google, aleggia infatti nel mistero, o meglio, si sa davvero ben poco della sua infanzia, adolescenza e dei suoi primi anni di vita. Si sa con certezza che Jeanne nacque il 27 luglio del 1740 in un villaggio di La Comelle, paese situato nella regione francese della Borgogna, a est della capitale Parigi. Come ricorda Wikipedia, la registrazione del suo battesimo è ancora esistente, e vuole Jeanne come unica figlia e legittima erede di Jean Baret e di Jeanne Pochard. La famiglia Baret era molto umile in quanto il padre faceva il bracciante, e sembra che fosse anche analfabeta non avendo firmato il registro parrocchiale. L’esploratrice riferiva di essere orfana e di aver perso la propria fortuna, prima di decidere di travestirsi da uomo e di salpare in giro per il mondo. Non vi è certezza su ciò, ma è anche vero che viste le umili origini della famiglia non è da escludere. Inoltre, le aspettative di vita all’epoca erano molto basse, e soprattutto, la Borgogna era una delle regioni francesi più arretrate di tutta la nazione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
JEANNE BARET, CHI È LA PRIMA DONNA ESPLORATRICE
Jeanne Baret, la prima donna ad aver circumnavigato il globo, è protagonista di oggi su Google, che celebra il 280° anniversario della nascita. Se avete notato qualcosa di insolito sulla homepage del popolare motore di ricerca, il “merito” è dell’esploratrice francese. In un’epoca globalizzata come la nostra probabilmente fa strano pensare a quanto sia stato importante quel viaggio, ma lo è tuttora anche perché per riuscirci dovette travestirsi da uomo. La presenza di una donna sulle navi francesi non era ammessa sul finire del 1700. Ma era previsto un assistente, allora Jeanne Baret architettò un piano con il naturalista Philibert Commerson, che l’aveva assunta come governante e forse intrecciò una relazione con lei dopo la morte della moglie. Lei si travestì da uomo e quindi diventò “Jean” il valletto. Per non destare sospetti a bordo si presentò all’ultimo e nascose il seno sotto strette bende di lino. E fu così che partecipò alla spedizione tra le Indie e le coste occidentali dell’America di Louis Antoine de Bouganville. Ma è Jeanne Baret che in Brasile scoprì una pianta rampicante che fu chiamata “Bougainvillea” in omaggio al capitano della spedizione.
JEANNE BARET E LA STORIA DEL SUO TRAVESTIMENTO
Jeanne Baret però non passava inosservata e col tempo a bordo si cominciò a vociferare che fosse una donna. La paura per le conseguenze del mancato rispetto dalla legge spinse il capitano a non approfondire la questione, ma con quel coraggio che le ha permesso di ritagliarsi uno spazio nella storia, l’esploratrice prese in mano la situazione e per spegnere voci e indiscrezioni confessò di avere un eunuco evirato brutalmente da pirati Ottomani. Ci fu però un incidente in quella che oggi conosciamo come la Papua Nuova Guinea: fu sorpresa nuda, quindi fu costretta da alcuni membri dell’equipaggio ad ammettere di essere donna. In realtà, ci sono diverse versioni riguardo il modo in cui l’identità dell’esploratrice venne scoperta. Pare ad esempio che siano stati gli indigenti di Nuova Citera a “smascherarla”, definendola una mahu, cioè una donna nel corpo di un uomo. E così sulla nave Jeanne Baret sarebbe stata costretta a raccontare la verità, coprendo però Philibert Commerson, perché avrebbe detto che non sapeva nulla dell’inganno.
JEAN BARET, STORIA DI UNA DONNA GIÀ MODERNA
Jeanne Baret e Philibert Commerson decisero poi di restare a Mauritius, ospitati da un amico di lui. Dopo la morte di Commerson, trovò lavoro in una locanda e l’anno dopo sposò un ufficiale dell’esercito francese di passaggio, con cui poi tornò in Francia. Ma era una donna molto diversa da quella che aveva cominciato quella spedizione. Aveva vissuto avventure incredibili, fatto molte scoperte botaniche, perso l’amore e trovato un marito. Peccato però che il suo grande lavoro di ricerca non fu mai riconosciuto come avrebbe meritato, ma senza dubbio è stata una donna che seppe infrangere gli schemi dell’epoca e che per questo appare “moderna“. Aveva amato un uomo sposato, dato alla luce un figlio illegittimo, si era travestita da uomo per esplorare terre remote e fece appunto il giro del mondo. Oggi che Google la celebra con un doodle è rappresentata come nel ritratto del 1816 presente nell’edizione italiana dei viaggi di James Cook, cioè con un berretto rosso, quello dei rivoluzionari francesi, e abiti a righe che però i marinari cominciarono a indossare solo dopo il 1970. In mano però stringe un mazzo di fiori ed erbe, per omaggiare le sue abilità botaniche.