Jefeo, nome d’arte di Fabio Migliano, è un cantautore trapper. Vive a Milano, dove fa il cameriere. Ha 18 anni, e la sua trap è impregnata di temi sociali, di vita quotidiana, parla di povertà, lotta per la sopravvivenza, delle difficoltà di tutti i giorni. È uno dei 20 semifinalisti di Sanremo Giovani, che si potrà seguire su Rai 1 a Italia Sì, il programma condotto da Marco Liorni. Jefeo è vissuto nel quartiere Tessera di Cusano Boscone, nella città metropolitana di Milano, un quartiere popolare, tra le difficoltà vissute dalla sua famiglia poco abbiente e i problemi di emarginazione. Come canta nella canzone Un due tre stella, in gara per Sanremo Giovani, “dicon di me / che sono in tv / e chiedi perché / ci pago l’affitto / coi soldi frate'”, parlando del fatto che i primi successi lo hanno portato fuori da quel quartiere, ma i soldi che guadagna sia con la musica che con il lavoro di cameriere gli servono a pagare l’affitto della casa dei suoi, che sono ancora lì. E con “Un due tre stella” sogna di liberare, come in un gioco, tutti i suoi cari da quella situazione. Questo trapper diciottenne proviene da Amici di Maria De Filippi, come anche Leo Gassman, figlio dell’attore Alessandro, e si meritò di entrare a far parte dei migliori cantanti di quella edizione. Jefeo è quindi ben noto al pubblico, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, e in questa rassegna cercherà di non deluderli e di confermarsi un artista amato dal pubblico.
Jefeo, Italia Sì: una voce forte, quasi gridata
Jefeo ha una voce forte, quasi gridata, espressione probabilmente della rabbia popolare di cui caratterizza i suoi pezzi. Sono sonorità tipicamente trap le sue, con numerosi effetti elettronici che modificano la voce, ritmi ballabili. E i testi parlano spesso della sua storia, della sua famiglia, come si è visto con Un due tre stella, ma anche in Silenzio, il suo singolo più gettonato, che su Spotify ha guadagnato 2 milioni di ascolti e spopola anche su YouTube, in cui parla dei ricordi di infanzia, delle promesse in famiglia, nel rapporto col padre. Parla del suo piccolo dramma familiare, di quando diceva al padre che un giorno la vita si sarebbe accorta di lui, e ora finalmente quel giorno è arrivato. E lui promette di salvarli, appunto, come in Un due tre stella, di liberarli dal ‘male’. Questo cantante diciottenne popolare potrebbe rappresentare un motivo per portare la trap a Sanremo, genere che già si affacciato al Teatro Ariston con Mahmud l’edizione scorsa. Una trap, come quella di Mamhud (anche se quella di Mamhud non era trap in senso stretto), che tratta temi quotidiani, che parla della famiglia, dei rapporti familiari, di temi sociali.