John Mark Dougan racconta la sua versione. Coinvolto nel caso Jeffrey Epstein, l’ex poliziotto attualmente si trova in Siberia, “ospite”della Federazione russa che gli ha concesso asilo. L’uomo è ricercato dall’FBI per intercettazioni ed è accusato di aver fornito al Cremlino alcuni file alcuni file sugli abusi perpetrati dal principe Andrea. «Se fossi finito in galera, non mi avrebbero permesso di uscirne vivo», le sue parole ai microfoni de Il Fatto Quotidiano, prima di entrare nel dettaglio sul dossier Epstein. Dougan ha messo in risalto di non aver mai fatto parte della squadra che investigava il miliardario, spiegando di aver ottenuto i file grazie a Joseph Recarey, poliziotto che collaborava con la sua agenzia: «Si fidava del mio silenzio, mi ha dato quei file per sicurezza quando l’ho incontrato nel 2010. Come lui hanno fatto molti suoi colleghi, mi hanno affidato i loro documenti, mi usavano come cassetta di sicurezza».



JOHN MARK DOUGAN: “JEFFREY EPSTEIN NON SI É SUICIDATO”

I file in possesso di John David Dougan conterrebbero prove contro il principe Andrea, con l’ex poliziotto che ha ribadito di non aver mai dato documenti agli agenti russi. E il suo pensiero sulla fine di Jeffrey Epstein è chiaro, il miliardario non si è suicidato: «Era più alto della sbarra del letto a cui è stato trovato impiccato, aveva vertebre rotte come se si fosse impiccato da un soffitto». Dougan ha poi sottolineato che i servizi americani  ed il Mossad fossero a conoscenza dei ricatti a uomini influenti – politici e membri dell’elite – «non sono un pazzo cospirazioni sta che crede che la Cia abbia abbattuto le Torri gemelle: credo solo che il miliardario abbia compiuto crimini enormi, ma l’intelligence ne stia scoprendo di più gravi». Ma resta da chiarire ancora un passaggio: perché la Russia gli ha concesso asilo? Il Fatto Quotidiano mette in rilievo che «Mosca non ha mai concesso aiuto a nessuno senza avere nulla in cambio»

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