Mentre proseguono le indagini su Jeffrey Epstein, il finanziere americano accusato di abusi sessuali e traffico di bambini, arrestato e morto suicida in cella lo scorso agosto, non mancano dettagli choc proprio sulle cause del suo decesso. Si è trattato davvero di un suicidio? A gettare ombre, come spiega The Sun, le analisi di un patologo che ha intravisto nell’esplosione dei capillari dei bulbi oculari i segni di lotta. E’ possibile infatti che l’uomo sia stato strangolato, quindi ucciso nella sua cella. Secondo il dott. Michael Baden, l’esplosione dei capillari potrebbe rappresentare un importante indizio di una morte per strangolamento. L’esperto ha esaminato le foto ufficiali dell’autopsia degli occhi di Epstein e di altre parti del corpo restando sorpreso del fatto che la sua morte sia passata dall’essere indeterminata – come era emerso in un primo momento – a suicidio nel giro di pochi giorni. In precedenza era stato lo stesso medico (assunto dalla famiglia dell’uomo in carcere) a sostenere che se se si fosse escluso il suicidio un ampio numero di persone sarebbe stato coinvolto.



JEFFREY EPSTEIN: NON FU SUICIDIO? TUTTI I DUBBI

Il Dottor Baden, rispetto alla morte di Jeffrey Epstein ha spiegato che nel caso di una impiccagione, “le arterie e i vasi sanguigni, le vene sono entrambe intasate e la persona è pallida. Il viso è pallido”. Di contro, in caso di strangolamento “i piccoli capillari possono rompersi e si vedono meglio negli occhi”. E anche il colore pallido delle gambe dell’uomo solleverebbe ulteriori dubbi. In caso di impiccagione, infatti, il sangue si deposita e le gambe dovrebbero essere livide. “Dovrebbero essere marrone/viola ma non lo sono”, ha aggiunto l’esperto. I dubbi sulla morte violenta, dunque, aumentano anche dopo le teorie secondo le quali Epstein sarebbe stato ucciso per impedire di collegare i nomi di personaggi ricchi e famosi ai suoi disgustosi crimini. Alcune delle stesse vittime dell’uomo avrebbero smentito la morte per suicidio. Intanto il dott. Baden si domanda cosa abbia spinto a far cambiare nell’arco di pochi giorni, sul certificato di morte, le cause della stessa parlando di impiccagione suicida. “Cinque mesi dopo la famiglia non sa ancora cosa sia successo”, ha aggiunto. I dubbi riguarderebbero anche il cappio usato per impiccarsi. Per non parlare di un ulteriore indizio, la rottura dell’osso ioide, generalmente vicino al pomo di Adamo e comune nelle vittime di strangolamento.

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