Il caso di Jeffrey Epstein – il presunto suicidio in carcere del miliardario finanziere accusato di essere a capo di un vasta rete di abusi e stupri per anni contro donne anche minorenni – non smette di fornire nuovi e inquietanti capitoli della indegna vicenda americana di uno degli “amici dei potenti” forse tra i più influenti. Secondo quanto raccontato al Telegraph da Sarah Ransome – una delle testimoni accusatrici “chiavi” nel processo per abusi contro Epstein – il miliardario la segregò per 7 mesi sull’isola privata di Little St James con violenze, stupri e maltrattamenti ogni giorno. All’epoca dei fatti la Ransome aveva 22 anni e racconta: «Ero stata stuprata tre volte quel giorno. A quel punto uno squalo sarebbe stato il mio migliore amico. Non ci ho nemmeno pensato, volevo solo fuggire». La vittima sempre al Telegraph spiega infatti come ad un certo punto abbia tentato la fuga a nuoto in mezzo agli squali per cercare di raggiungere la vicina isola di St. Thomas per chiedere a quel punto soccorsi alle autorità americane.



LA FUGA TRA GLI SQUALI E L’INCUBO INFINITO

Purtroppo venne individuata quasi subito probabilmente dalle telecamere di sicurezza disseminata sulla piccola isola di proprietà di Jeffrey Epstein e “convinta” a tornare a riva per rimanere ancora nella tenuta dell’orrore del finanziere di New York. Già nel 2017 la donna arrivò a denunciare Epstein e la sua confidente Ghislaine Maxwell (oltre a tre presunte assistenti) spiegando di essere stata vittima di traffico sessuale per sette mesi. Non venne creduta e il caso fu concluso con un maxi patteggiamento: dopo però i recenti fatti e il suicidio del finanziere miliardario, la Ransome ha deciso di parlare e raccontare a tutti come andarono davvero i fatti in quei mesi di incubo. Fu reclutata dalla Maxwell in un night di NY ma mai e poi mai immaginava che da isola dei sogni quell’esperienza potesse divenire un autentico “stupro continuato”: «Non avevo idea in che situazione mi sarei andata a cacciare, quando fui contattata dalla collaboratrice di Epstein ero piena di sogni e non sapevo come arrivare a realizzarli. Lei mi parlo di un ragazzo sorprendente che avrebbe potuto aiutarmi a realizzarli». Intanto le indagini proseguono anche su un altro “filone” emerso in questi giorni su indicazione di diversi network Usa: pare infatti che Epstein fu visto due volte nel 2018 sbarcare dal suo jet privato con alcune ragazze minorenni, alcune addirittura tra gli 11 e i 12 anni. L’accusa è partita da una controllore di volo dell’aeroporto Cyril E. King nelle Virgin Island che avrebbe raccontato agli investigatori il sospetto di quanto visto.

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