Il 28 aprile scorso Jelena Dokic ha tentato il suicidio. La tennista australiana, nata in Serbia (all’epoca Jugoslavia) nel 1983, ha confessato in una lunga lettera di aver provato a farla finita: con estrema lucidità ha raccontato di essersi trovata al ventiseiesimo piano, lo scorso 28 aprile, e di aver davvero pensato di lanciarsi nel vuoto. Vuoto, come quello che sentiva e forse ancora sente dentro di sé: nella confessione di Jelena Dokic c’è tanto dolore, diremmo si tratti di depressione ma forse sono demoni che scavano più a fondo. La Dokic è stata una tennista prodigio in tenera età: a 17 anni era in semifinale a Wimbledon, due stagioni dopo numero 4 del ranking Wta, una carriera che la vedeva lanciatissima verso i grandi titoli.
Che però non sono mai arrivati: la serba, che nel frattempo aveva assunto la nazionalità australiana, è tornata in patria in polemica con gli Australian Open, ma soprattutto avrebbe poi rivelato di aver subito abusi da parte del padre. Non la prima volta nel mondo del tennis: la connazionale Mirjana Lucic-Baroni ha ammesso la stessa cosa, di Mary Pierce sappiamo bene, ci sono poi altri casi nel tennis femminile. La Dokic da quella vicenda è uscita devastata: ha smesso di giocare prestissimo, ha provato a rientrare, è crollata in classifica, adesso fa l’allenatrice ma quei demoni non se ne sono andati.
“Ci sono tante cose per cui essere grata, ma un secondo dopo odio me stessa perché sento di non meritare nulla”: c’è poco da girarci attorno, razionalizzare le parole di Jelena Dokic e il suo tentativo di suicidio non è un’operazione contemplabile. Cosa genera vuoto e paure? Cosa fa scivolare nel buio? Ne avevamo già parlato, in occasione degli attacchi di panico che avevano colpito Naomi Osaka o il famoso forfait di Simone Biles; la mente umana è complessa, e quando è sottoposta a stress e pressioni lo è ancora di più.
Ultimamente, tra i ragazzi anche giovani va parecchio di moda Una vita come tante, romanzo di Hanya Yanagihara: di fatto la storia di un uomo che da ragazzino ha subito determinate cose spiacevoli, ed è cresciuto sentendo di non meritare nulla perché si è incolpato di tutto, e vive con il vivo terrore che qualcuno possa scoprire che persona orribile sente di essere stato, non riuscendo mai a farsi volere bene. Ecco: la storia di Jelena Dokic insegna questo, anche farsi amare richiede qualche sacrificio e la libertà di accettarsi per come si è, per come si è stati voluti. La speranza è che la ex tennista possa trovare qualcuno, lungo la strada, che glielo ricordi e la abbracci; poi, dovrà metterci del suo.
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