A Jenin, la popolazione combatte unita contro Israele, per il quale il nemico rappresenta il pericolo numero uno. Tante le motivazioni, in primis geografiche: la Cisgiordania è a venti minuti dal confine e quindi perfetta per entrare e sparare a Tel Aviv. Con i palestinesi divisi tra Fatah e Hamas, Jenin invece è il feudo degli Zubeidi, una famiglia più che unita. Jamal Zubeidi, il capostipite, non ha dubbi: “Fatah, Hamas, Pflp, Jihad. Qui ognuno ha le sue idee. Ma alla fine, l’obiettivo è uno ed è lo stesso per tutti: vincere”. E lui a combattere ha iniziato presto, al fianco di Yasser Arafat, quando i palestinesi cominciarono ad attaccare dai Paesi vicini.
“E sono stati gli anni migliori. Gli anni in cui abbiamo capito che il nostro destino dipende dalle nostre forze, che la libertà va conquistata: che non arriva dagli altri. Che si tratti dei Paesi arabi, come allora, o come ora, di Fatah o Hamas. O di Hezbollah. O dell’Iran”, dice a Repubblica. Jenin è sotto il suo controllo ed è lui l’uomo con cui mediare. “Il governatore mi ha appena chiesto per l’ennesima volta di fermare tutto. Ma in cambio di cosa? Se consegni le armi, hai un posto in polizia. O in Israele. E che significa? L’occupazione non è un problema individuale. E né è una questione economica: è una questione politica. Voglio una strategia sugli insediamenti. Su Gaza. Su Gerusalemme. Non so altrove, ma a Jenin non si combatte per l’auto nuova: si combatte per l’indipendenza. Per una vita nuova”.
Il leader della Cisgiordania: “Israele è più forte ma…”
Quando a Jamal Zubeidi, l’uomo che controlla Jenin, chiedono quale sia la strategia più efficace per ottenere l’indipendenza, lui risponde sicuro: “Gli attentati suicidi”. Sono infatti l’unica cosa che influenza Israele “Ma Hamas è contraria. Perché durante la Seconda Intifada, Israele reagì assassinando i suoi leader uno a uno. E per ora, la sua priorità è il post-Abbas: è vincere le elezioni. Per questo non ha risposto all’ultima operazione su Gaza. O alle ultime incursioni nella moschea di al-Aqsa. Perché la sua priorità è il potere. Ormai sono tutti uguali. Ma sono stato chiaro: non mi importa. A Jenin sto io. E decido io”.
Il capo militare e politico della regione lo sa: “Israele è più forte, certo. Non c’è confronto. Ma tutto è transitorio. Sono il nipote di uno che ha sfidato gli inglesi con una baionetta quando gli inglesi erano padroni di mezzo mondo. E ora, invece, cosa sono? Non sono più niente”. E Zubeidi ne è certo: “Anche Israele sparirà: è questa le lezione di Jenin. Fai la tua parte. Senza paura. Fai la tua parte, perché hai dalla tua parte la storia”.