Dopo il vertice tenuto ieri a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni – del quale vi abbiamo approfonditamente parlato su queste stesse pagine – il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg prima di rientrare in Norvegia ha concesso alcuni minuti ai giornalisti italiani (tra cui il direttore di Repubblica) dall’aeroporto di Fiumicino, affrontando tutti quei temi chiave sul futuro geopolitico del mondo. Tutta l’intervista con Repubblica, non a caso, verte attorno alla situazione in cui si trova l’Ucraina, tenuta sotto scacco da un’aggressiva Russia che – si teme – rivolgerà la sua ira contro l’Europa: una circostanza che Jens Stoltenberg non crede sia particolarmente probabile, ma che va comunque tenuta sott’occhio.
Partendo dall’Ucraina, il segretario sottolinea che “i russi stanno guadagnando terreno” tra villaggi conquistati e linee del fronte spinte sempre più avanti a causa, “in parte” dei ritardi da parte degli alleati che “non stati in grado di consegnare ciò che abbiamo promesso” con le conseguenze oggi sotto gli occhi di tutti. Una crisi, quella Ucraina, in cui Jens Stoltenberg ribadisce che “la Nato non ha intenzione di essere direttamente coinvolta” – neppure e soprattutto con l’invio di truppe -, preferendo procedere su due direttive: da un lato “sostenere Kiev” e dall’altro “impedire che la guerra la si estenda”.
Jens Stoltenberg: “Trump non abbandonerà la Nato”
Dal conto suo, comunque, Jens Stoltenberg non ritiene che vi sia “nessun rischio imminente di qualsiasi attacco militare contro qualsiasi alleato della Nato” e pur ritenendo “la retorica nucleare russa da incoscienti“, crede anche che Putin sappia bene che “una guerra nucleare non può essere vinta” oltre a conoscerne “la conseguenze devastanti”. Centrale, comunque, per attenuare ulteriormente quel rischio di escalation che ora la Nato lavori per “una Difesa credibile. Abbiamo bisogno di investire”, spiega Jens Stoltenberg, tanto per “impedire la guerra”, quanto per “rispettare il nostro Trattato che prevede una risposta se uno degli alleati subisce un attacco”.
Il segretario, inoltre, non teme che l’elezione di Trump possa comportare un cambiamento nella struttura del Patto atlantico perché – almeno a suo avviso – “trenta amici insieme sono più forti nell’affrontare le sfide”, con gli USA che “rappresentano circa il 25% del Pil mondiale” che assieme alla Nato “arrivano quasi al 50% e al 50% della potenza militare mondiale“. In tal senso, Jens Stoltenberg nel vertice con Meloni ha parlato anche dell’obbiettivo di spesa del 2% del Pil in Difesa ancora non raggiunto dall’Italia e che sarà “uno degli argomenti più importanti del prossimo summit”.