Forse è solo una provocazione, o forse no, fatto sta che il cantante queer Jessye De Silva, attore e insegnate di canto, ha fatto partire una sorta di crociata contro la distinzione fra le voci maschili e femminili, in quanto, secondo lo stesso, frutto di una vecchia società improntata sul suprematismo bianco e occidentale. Attraverso il sito singinginpopularmusics.com è possibile ascoltare l’intervento dello stesso De Silva (che si definisce «un guastafeste del genere»), e che ha appunto sottolineato come la distinzione fra le voci dei due sessi, sia un retaggio di quelli «cresciuti e socializzati in una società occidentale, suprematista bianca».
Il cantante ha aggiunto: «Io per primo non sono venuto a conoscenza dell’idea della fluidità di genere prima dell’età adulta, ma essa non è una “nuova tendenza”, bensì rinascita di idee ed esperienze umane che esistono da quando esistiamo su questo pianeta». Secondo lo stesso è giunto il momento di voltare pagina, affrancandoci dalle discriminazioni: «La divisione dell’esperienza umana in “maschile” o “femminile” è un costrutto del colonialismo bianco tanto quanto lo è la razza».
JESSYE DE SILVA: “OGI VOCE E’ DIVERSA INDIPENDENTEMENTE DAL GENERE”
«Dobbiamo capire – ha proseguito De Silva a sostegno della sua tesi – che ogni voce è diversa indipendentemente dall’identità di genere. I cantanti trans, intersessuali, non binari e persino cis hanno una diversa gamma di capacità vocali». Difficile capire comunque il perchè di tale intervento, anche perchè fino ad oggi nessuno (e diciamo per fortuna), ha mai sollevato alcuna polemica nei confronti appunto della distinzione fra le voci maschili e quelle femminili, frutto tra l’altro di una questione anatomica del corpo dell’uomo e della donna. ar cantare un uomo come fa una donna sarebbe inoltre insostenibile, e nella maggior parte lo stesso si potrebbe dire del gentil sesso. Ma De Silva non ne vuole sapere e ha invitato tutti a «combattere l’elitarismo della comunità musicale», scardinando una «nozione obsoleta» come quella del «genere». Alla crociata del cantante queer ha replicato Rod Dreher, scrittore e critico cinematografico americano, che attraverso l’American Conservative ha scritto, ovviamente in maniera ironica «Chi sei per dire a quel baritono con le tette che “lei” non sa cantare la parte di soprano? Bigotto! Questi progressisti rovineranno la musica per affermare la loro idea di giustizia sociale», aggiungendo che il loro problema è quella di «rifiutarsi di vedere il mondo così com’ è. Quando finirà tutto questo? Prima o poi succederà. Ma solo dopo molta follia e molta distruzione».