La Polonia darà a Kiev quattro caccia Mig-29. Altri ne sono stati promessi dalla Slovacchia, ma bastano i primi per confermare il ruolo sempre più centrale di Varsavia, diventata interlocutore privilegiato degli Usa al posto della Germania, e tra i fautori, insieme ai Paesi Baltici, di un maggiore coinvolgimento dell’Occidente nella guerra.



“Varsavia si è ricavata questo ruolo di tutrice in Europa dell’intransigenza nei confronti della Russia. E ne avrà dei vantaggi” osserva il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di Vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi tra cui Somalia e Kosovo.

Generale, la Polonia fornirà i primi jet all’Ucraina, sono pochi, ma almeno simbolicamente possono rappresentare una svolta nella guerra?



Siamo in attesa di una svolta nella guerra da un anno e un mese ormai, tutte le volte che c’è stato un innalzamento del livello di partecipazione della Nato c’è stata puntualmente l’aspettativa che fosse una svolta. È una strada che stiamo percorrendo con infantile incoscienza, per usare un termine benevolo, verso una escalation. C’è chi vuole una guerra che ci coinvolga e sta procedendo in questo senso dall’inizio.

Chi vuole un coinvolgimento più diretto dell’Occidente?

La guerra non ci sarebbe stata senza la volontà dell’attuale amministrazione democratica statunitense, perché con Trump, l’ex presidente lo ha ripetuto diverse volte, sarebbe andata diversamente. Il coinvolgimento lo stava cercando già l’amministrazione Obama, incendiando il Nordafrica e il Medio Oriente con le primavere arabe, e questa guerra ne è stata la naturale prosecuzione. E poi c’è l’Europa, nella quale la Polonia svolge un ruolo di primo piano, quindi ci sono i Paesi Baltici, Estonia, Lituania e Lettonia, che facevano parte dell’Unione Sovietica e che spingono per un confronto senza se e senza ma.



Hanno paura della Russia.

Hanno dei buoni motivi per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, visto quello che hanno patito con il regime comunista. Si è sedimentato nel tempo un rancore molto forte e probabilmente vedono la possibilità di ottenere qualche beneficio. Prima erano Paesi dell’Est, ora sono diventati figli prediletti dell’Occidente. La Polonia sta scalzando la Germania da diversi punti di vista, anche in termini di attenzioni da parte degli Usa. Dopo che la Germania ha ricevuto il duro colpo dell’attentato al Nord Stream, che ha messo a rischio tutta la sua industria, è la Polonia che tiene in mano il mazzo della politica estera comune europea.

È ormai un dato acquisito?

Sì, perché le visite di Biden vengono fatte a Varsavia, non a Berlino, come sarebbe successo qualche lustro o qualche decennio fa. La Polonia è interessata alla guerra in Ucraina, anch’essa per buoni motivi legati ai trascorsi sovietici, ma in aggiunta penso ci sia una certa attenzione sull’Ucraina occidentale, che nella zona di Leopoli risente molto dell’influenza polacca.

Secondo lei hanno qualche mira su territori occidentali dell’Ucraina?

Siamo in una fase nella quale si stanno ritagliando dei nuovi assetti, se porteranno anche a nuovi confini lo vedremo. Ci saranno già in Ucraina orientale. Io non escluderei niente, a questo punto. Chi ha la forza la esercita nel proprio interesse. E la Polonia è un Paese che ha forza, anche morale.

C’è qualche altro Paese che potrebbe seguire Varsavia sulla strada dei jet?

Non lo so. Si è fatta avanti anche la Slovacchia, ma non necessariamente tutti seguiranno quello che fa la Polonia, un Paese già impegnato con molti uomini sul terreno: c’è questa legione internazionale alla quale partecipano combattenti anglosassoni ma anche polacchi. In ogni caso, non si sa molto. Una cosa è certa, privarsi di aerei di quel genere è un sacrificio molto importante che non tutti si possono permettere. Gli aerei sono costosi. E chi li dà si aspetta un ritorno.

I cinesi vogliono incontrare ai massimi livelli gli ucraini e la settimana prossima il loro presidente, Xi Jinping, renderà visita a Putin. Vogliono davvero accreditarsi come mediatori?

Chi si vuole accreditare come mediatore, in qualsiasi guerra, ha un altro obiettivo: lo fa per avere dei vantaggi successivi. La Cina ha investito nei confronti dell’Europa, e lo ha fatto con la Via della Seta. Un’Europa impoverita, come sarebbe quella interessata da una guerra cronica, sarebbe scarsamente remunerativa per Pechino. La Cina tiene aperta la questione di Taiwan, ha grandissimi interessi in Africa, sta giocando a fare la superpotenza, sicuramente economica. Prima veniva sempre in terza istanza dopo Usa e Unione Sovietica. Ora ha scalato posizioni.

Sul campo di battaglia come vede in prospettiva i combattimenti?

Bakhmut ormai è completamente accerchiata. Ad Avdiivka si sta creando una situazione identica. Nonostante tutto quello che stiamo dicendo sui jet, sui carri, c’è la grande pressione russa. Non saprei se definirla una grande offensiva, comunque prosegue.

Ma l’Ucraina può ancora resistere?

L’Ucraina a sua volta sta pianificando una controffensiva, ma farlo con un ritmo di perdite come quelle che sta subendo a Bakhmut e Avdiivka è difficile, perché Kiev deve concentrare lì le forze per tenere, e nello stesso tempo avere forze bastanti per fare una controffensiva a sua volta. Gli ucraini starebbero preparando le forze migliori proprio per contrattaccare. Tutto si gioca molto sui tempi.

Che cosa intende?

Ritengo che i russi cercheranno di battere sul tempo gli ucraini, al tempo stesso gli ucraini cercano di ritardare quanto possibile l’avanzata russa. Questo è il motivo per il quale è stato deciso di resistere a tutti i costi a Bakhmut: preparare la controffensiva ucraina.

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