La Jihad, temine con cui si racchiudono i terroristi o sedicenti tali affiliati all’Islam radicale, torna a far tremare l’Europa dopo il complicato 2018 in cui si registrarono 33 attacchi jihadisti. Ne consegue che sono sempre di più gli stati, con la Francia ovviamente a fare da apripista, che stanno attivando misure di controllo straordinarie per prevedere in anticipo le possibili minacce, evitando i rischi per la popolazione.



Contro la Jihad, riferisce il quotidiano francese Le Croix, hanno già attivato delle misure straordinarie la già citata Francia, ma anche Spagna e Belgio, mentre anche in Italia e Germania sono stati condotti arresti nell’ambito del rischio terrorismo. Nonostante queste misure, però, rimane sempre un certo velo di incertezza, specialmente nella popolazione, perché nelle ultime settimane lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas ha già stimolato alcuni affiliati della Jihad a compiere gesti estremi. Ne è un esempio l’assalto alla scuola di Arras, ma anche l’attentato a Bruxelles e il recentissimo assalto nei paraggi della Torre Eiffel di Parigi.



“La Jihad corre nelle carceri e sui social network”

Insomma, la Jihad è tornata, purtroppo, a correre in tutta Europa e l’Interpol teme che a breve l’occidente potrebbe trovarsi ad affrontare una crisi ben peggiore di quella del 2018. La guerra iniziata da Hamas, infatti, sembra aver amplificato una voce che era andata parzialmente a sopirsi, ovvero quella dell’attacco all’occidente che mina i valori sacri dell’Islam, con esiti per ora ancora assolutamente imprevedibili.

Dietro a questa nuova corsa della Jihad, secondo il quotidiano Le Figaro, si nascondono soprattutto quattro fenomeni. In primo luogo, sicuramente, la cosiddetta minaccia silenziosa, ovvero jihadisti che non sono affiliati a nessun gruppo e che operano per conto proprio e che sono motivati soprattutto dall’attualità e dai social, sui quali corre la propaganda islamica. Similmente, grazie ai social gli aspiranti affiliati alla Jihad riescono ad interagire e a cooperare tra loro, diffondendo idee, piani ed obiettivi da colpire. In questo contesto, un ruolo importante è giocato anche dalle carceri, dove la radicalizzazione è in ampio aumento dallo scoppio della guerra a Gaza, così come i rimpatri forzati dei migranti contribuiscono a sviluppare quell’odio anti-occidentale che poi, talvolta, si concretizza in un attentato. Insomma, una bomba ad orolegeria pronta ad esplodere nel cuore dell’Europa.