Jimmy Greaves, riporta il Corriere dello Sport, è tornato a casa dall’ospedale: la famiglia ha fatto sapere che la scorsa settimana l’ex bomber inglese, oggi ottantenne, era stato ricoverato per problemi di salute. Guarito, ha potuto fare ritorno presso la sua abitazione; i familiari hanno chiesto il rispetto della privacy non volendo fornire ulteriori spiegazioni in merito, non sappiamo dunque quanto sia accaduto ma pare che sia già stato escluso il contagio da Coronavirus. Pure, il dubbio resta in questi giorni di pandemia che, sappiamo, colpisce soprattutto le persone anziane; in mancanza di ulteriori informazioni però è giusto attenersi alla versione ufficiale fornita dai suoi cari, e festeggiare la buona notizia (e dal punto di vista della salute non ce ne sono troppe in questo periodo). L’occasione ci dà comunque lo spunto per ricordare quello che ancora oggi è il miglior marcatore nella storia del campionato inglese, che all’epoca si chiamava ancora First Division.



Jimmy Greaves, nato nel 1940, è stato un fenomeno ma anche parecchio sfortunato non avendo mai vinto un singolo campionato nazionale: volendo fare un paragone, potremmo accomunarlo a Elgin Baylor, stella dei Los Angeles Lakers tra i due-tre più forti della sua epoca ma che non ha mai messo un anello NBA al dito e, quando lo ha fatto, era ufficialmente fuori dal roster perché infortunato. A Greaves, sostanzialmente, è successo lo stesso: cresciuto nel Chelsea, in quattro anni ha segnato 124 gol in 157 partite di campionato (esordendo a 17 anni, e subito diventando il più giovane capocannoniere nella storia della First Division) ma i Blues in quel periodo non sono mai riusciti a uscire dalle secche di metà classifiche. Su di lui, a piombare per primo era poi stato il Milan, che lo ha messo sotto contratto nel 1961 con la speranza di aver trovato il cannoniere giusto da affiancare a José Altafini per tornare a vincere lo scudetto. Missione compiuta, ma a quel punto Greaves se n’era già andato, al Tottenham dove avrebbe segnato la bellezza di 220 gol, aggiungendone poi altri 13 con il West Ham.



Di fatto, l’accordo con Greaves era stato raggiunto con Paolo Todeschini allenatore; tuttavia a campionato concluso (con il Milan secondo) sulla panchina rossonera si era seduto un certo Nereo Rocco. Il Paron, uomo di poche parole e sergente di ferro, non trovò il feeling con il carattere estroverso e  incline all’autodisciplina dell’inglese (che, da buon figlio d’oltre Manica, non disdegnava qualche pinta tra un allenamento e l’altro): nonostante 9 gol nelle prime 10 partite di Serie A, l’avventura di Greaves in rossonero terminò appena prima di giocare contro la Juventus. Sfuriata negli spogliatoi, cannoniere fuori rosa e rispedito a Londra: al suo posto il Milan prese Dino Sani che segnò 5 gol, ma per vincere lo scudetto fu ancora una volta decisivo Altafini, 22 reti. Il brasiliano peraltro avrebbe realizzato un poker nel 5-1 alla Juventus, la partita incriminata di metà novembre: particolare non indifferente, perché sarebbe tornato a “perseguitare” Greaves quasi cinque anni dopo e sul palcoscenico più importante.



Naturalmente Greaves in quel periodo era anche una colonna della nazionale inglese: ai Mondiali di casa Sir Alf Ramsey lo aveva portato perché fosse il suo centravanti titolare, forte di 43 gol in 51 gare. Fu un flop: nelle tre partite del girone Greaves, che nel frattempo era tornato al Tottenham, non segnò mai e nella terza si infortunò. Tornò disponibile, ma nel frattempo Ramsey aveva deciso di puntare su Geoff Hurst e seguì questa linea sino alla finale. All’epoca si poteva sostituire solo il portiere e così Greaves non giocò più; il suo rivale diretto decise il quarto contro l’Argentina e fu il grande eroe della finale, con la tripletta alla Germania Ovest comprendente il celeberrimo gol fantasma, che lo avrebbe immortalato per sempre nella storia in quel fermo immagine condiviso con il portiere tedesco Hans Tilkowski – che, purtroppo, è scomparso lo scorso gennaio a 84 anni. Ancora oggi, comunque, Greaves è il quarto miglior realizzatore della nazionale inglese: è stato il numero 1 fino al sorpasso di Bobby Charlton, poi hanno fatto irruzione anche Gary Lineker e Wayne Rooney.