JK Rowling si schiera ancora una volta contro le teorie transgender. Secondo la scrittrice, spiegare ai bambini piccoli come sia possibile cambiare genere e sostenerli qualora sia questa la loro decisione, rappresenta “uno dei peggiori scandali medici del secolo”. L’autrice ha invitato i responsabili ad aiutare i bambini a “seguire la scienza”, sottolineando che tutti gli studi hanno dimostrato che la maggior parte delle persone che soffrono di dismorfia di genere ne uscirà man mano che matura. “Se queste sono le prove, allora perché mettiamo immediatamente i bambini sulla strada dell’azione?” si è chiesta.
“Stiamo assistendo a uno dei peggiori scandali medici in un secolo. Coloro che avrebbero dovuto saperlo meglio – i medici e coloro che hanno indiscutibilmente incoraggiato questo – stanno creando un clima in cui coloro che cercano di alzare bandiere rosse sono stati intimiditi e messi a tacere” ha sottolineato ancora la “mamma” di Harry Potter, affermando che la percentuale di giovani donne che cercano di cambiare sesso è aumentata notevolmente. “Non dovremmo chiederci perché sta accadendo?” si è chiesta ancora la scrittrice.
“Stanno chiudendo dibattito e libertà di espressione”
Secondo JK Rowling, quando si cambia sesso c’è un “danno irrevocabile” nel caso di pentimento. Qualora invece il tempo dimostrasse che le sue opinioni siano sbagliate, allora non sarebbe stato fatto alcun danno reale. Nell’episodio finale del podcast “The Witch Trials of JK Rowling“, la scrittrice ha affrontato il tema della politica rispetto alle questioni di genere. Descrivendosi come di sinistra, ha affermato che il cambiamento “puritano, giudicante e autoritario” dei suoi alleati rischiava di alienare gran parte della società e in particolare i giovani.
“La sinistra sta facendo un errore nello sposare questo comportamento quasi religioso di caccia alle streghe”, ha detto. “Le persone andranno dove saranno abbracciate e potranno fare battute accettate, anche se sono piene di idee velenose”. La scrittrice ha inoltre preso di mira le case editrici e le istituzioni educative per non aver sostenuto una pluralità di punti di vista nel dibattito.
“Stanno chiudendo il dibattito e la libertà di pensiero e di espressione. Se non possiamo fidarci di quelle istituzioni, allora siamo nei guai”.