Jo Jorgensen potrebbe essere tra le principali cause della sconfitta di Trump alle elezioni Usa 2020. “Donald Trump rischia di perdere le elezioni per colpa di Jo Jorgensen”, si legge in una flash di Dagospia ripresa anche da Libero Quotidiano e che evidenzia il peso della candidata del partito libertario. La no-vax ed anti-Nato, infatti, avrebbe attinto voti importanti proprio dallo stesso bacino del presidente in carica. Il suo principale peso non sarebbe dettato dal milione e mezzo circa di consensi registrati a livello nazionale quanto piuttosto in merito ai voti in Wisconsin dove Biden è in vantaggio di circa 20mila voti (scrutinio al 97%). Questo significa che i quasi 40mila ottenuti dalla Jorgensen potrebbero rivelarsi fatali per Trump. Nonostante questo il presidente in carica non è affatto intenzionato ad arrendersi puntando sul voto postale: Trump ha già annunciato che in caso di sconfitta contesterà il risultato ed ha parlato di movimenti “molto strani”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
JO JORGENSEN, CHI E’
Nel dominio incontrastato che vede Partito Repubblicano e Partito Democratico aggiudicarsi ogni elezione presidenziale Usa dal 1852 prova ad inserirsi, con residue possibilità di successo, Jo Jorgensen, candidata del Partito Libertario. Prima di concentrarci sul profilo della docente di Psicologia alla Clemson University è bene capire quali principi rappresenti, questo Partito Libertario. La dottrina politica dello schieramento, da anni riconosciuto come il terzo partito d’America, viene incarnata ottimamente dal suo motto: “Mininum Government, Maximum Freedom“, ovvero “Stato minimo, massima libertà“. I concetti chiave del suo programma politico sono improntati a libertà di mercato, individuali e civili che possono in alcuni settori apparire addirittura sfrenate. Tra gli aspetti più controversi quelli che vorrebbero portare alla legalizzazione dei cosiddetti “crimini senza vittime“, ovvero reati come la prostituzione, l’uso di stupefacenti, il suicidio assistito e altri ancora. Il Partito Libertario, oltre a proporre di recidere ogni tipo di vincolo tra Stato ed economia, chiede la fine del sistema della scuola pubblica statunitense e sostiene il diritto alla scelta dell’aborto e i diritti degli omosessuali. In fatto di politica estera la posizione del partito poggia su una sorta di non interventismo militare basata soprattutto su motivazioni di natura economica.
JO JORGENSEN, CANDIDATA DEL PARTITO LIBERTARIO
Guardando lo storico delle recenti elezioni presidenziali si potrebbe dire che il Partito Libertario è in forte crescita. Risale infatti all’ultima sfida elettorale, quella del 2016, il miglior risultato della storia conseguito dallo schieramento. A realizzarlo fu Gary Johnson, che nella competizione tra Donald Trump e Hillary Clinton fu in grado di ottenere il 3,28% dei consensi (4.489.341 voti). Ciò che Jo Jorgensen dovrà cercare di evitare è una nuova Caporetto. Anzi, una nuova Aleppo. Proprio una domanda sulla città siriana, infatti, costò carissimo al suo predecessore alla guida del Partito Libertario. Quando ammise in tv di non sapere “cosa fosse” Aleppo, Johnson era dato dai sondaggi intorno al 9% e il suo ticket con l’ex governatore repubblicano del Massachussetts, William Weld, veniva considerato da molti osservatori in grado di rubare voti al Gop di Donald Trump. Quella gaffe, però, fu per lui l’inizio della fine e portò molti elettori del Partito Repubblicano a tornare all’ovile. Di certo c’è che il Partito Libertario sembra essere inscritto nel destino di Jo Jorgensen, nata il 1° maggio 1957 in una cittadina di nome Libertyville, in Illinois: coincidenze? Se poi sarà in grado di fare meglio di Gary Johnson, questo non è dato sapere. Occhio però a sottovalutare l’importanza di Jorgensen nella contesa finale: soprattutto in caso di testa a testa fra Trump e Biden, i voti racimolati dal Partito Libertario potrebbero fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta negli Stati in bilico.