Nella puntata finale di Uno Weekend, durante il dibattito sui mitici anni Ottanta non poteva mancare l’intervento di Jo Squillo, grande rappresentante di una vera e propria epoca. Mentre si prepara a fare il suo ingresso nella spiatissima Casa del Grande Fratello Vip, la Squillo è intervenuta oggi in collegamento con la trasmissione di Rai1 condotto da Anna Falchi e Beppe Convertini. Sin dal suo esordio ha voluto puntare i riflettori sulla maglia dei Rolling Stones, dedicando un pensiero a Charlie Watts, leggendario batterista e cofondatore della band.



Jo Squillo ha quindi spiegato come sono stati per gli i mitici ed indimenticabili anni Ottanta: “Sono gli anni della rivoluzione non solo musicale ma del costume perchè erano i folli, velocissimi, incredibili e coloratissimi anni ottanta”, ha commentato. Per lei si tratta degli anni che “si è inventato praticamente tutto, quelli che niente è impossibile, quelli che guardavano al Duemila come gli anni del cambiamento di secolo dove davvero poteva attuarsi una rivoluzione straordinaria ed enorme per tutta una generazione di giovani”.

Jo Squillo e gli anni Ottanta: la sua musica

Tornando indietro con la mente e tornando ancora ai fantastici anni Ottanta, Jo Squillo ha spiegato nel corso del suo collegamento come all’epoca formò il primo gruppo di ragazzine punk ribelli che usavano la “k” per qualunque cosa: “Erano gruppi assolutamente innovativi perchè attraverso la musica e le canzoni dicevano delle cose per cancellare e riprogrammare la realtà presente”.

La stessa Jo Squillo ha ammesso come nelle sue canzoni parlasse al femminile “per una girl power, per una femminilità ed un femminismo anche nella musica, quindi un riconoscimento e per scardinare un po’ gli stereotipi”, ha spiegato. Argomenti che ancora oggi, a distanza di quaranta anni, sono a lei particolarmente cari al punto da parlarne spesso anche nei suoi interventi social. La musica degli anni d’oro e il femminismo molto probabilmente saranno anche i temi cardine delle sue conversazioni nella spiatissima Casa di Cinecittà.