Jo Squillo ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “Il Fatto Quotidiano” nella quale ha ripercorso la sua giovinezza, la sua carriera e i suoi successi. La showgirl ha innanzitutto rivelato che a 16 anni viveva in una casa occupata, al cui interno si organizzavano corsi di canto e di recitazione e arrivavano personaggi come Demetrio Stratos, Mauro Pagani o Alberto Camerini. Tuttavia, si è sempre tenuta alla larga dagli eccessi: “Non avevo bisogno di droga – ha detto l’artista –. Sono io la mia droga. A 16 anni ho fumato una canna, certo: le esperienze vanno affrontate, il problema è che mi danno sonnolenza. Droghe pesanti? No, mai”.

A livello politico, Jo Squillo militava nell’estrema Sinistra: “Ero un’indiana metropolitana, ma non mi sono mai messa in certi guai. Per degli scontri a Milano una volta smarrii il mio fidanzato e altri compagni: girai tutto il giorno, fino a quando li trovai davanti a me, buttati in una stanza, con la testa aperta”. Anche la chirurgia estetica non l’ha mai attratta, tanto che, ironizzando, ha affermato: “Oramai non serve più la carta d’identità con la foto. Sono tutte talmente modificate da rendere più utile la voce o le impronte digitali”.

JO SQUILLO: “AVEVO IL MITO DI INDIANA JONES, MA…”

Ancora sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano”, Jo Squillo ha evidenziato come il suo successo più grande sia stato “Siamo donne”, cantato a Sanremo con Sabrina Salerno. Anche se quest’ultima ha tremato durante l’esibizione: “Sul palco volevo bruciare 100mila lire. Poco prima di entrare in scena, Sabrina mi ha bollato: ‘Non ci provare, sei pazza?’. Temeva fossero sue e il timore era fondato. Allora ero povera, lei aveva i soldi: era una star internazionale. Volevo far passare il messaggio: la musica non è un business, è arte”.

Dopo avere rivelato di aver rifiutato 100 milioni per la copertina di Playboy (“E me ne vanto: non ho mai svenduto il mio corpo, lo dico spesso alle ragazze più giovani che hanno tutta questa voglia di mostrare il c*lo”), Jo Squillo ha detto di essere “zia” di Morgan, alias Marco Castoldi: “L’ho fatto debuttare. Trent’anni fa selezionavo i gruppi musicali, li portavo in tv, poi concerti e incisioni: tra questi anche i Bluvertigo con Morgan e i Timoria con Omar Pedrini e Francesco Renga. Da allora Morgan è peggiorato, ma resta un genio intrappolato da debolezze”. Infine, la delusione dell’incontro con Harrison Ford, alias Indiana Jones: “Gli chiesi alla Biennale di Venezia come preparasse i suoi personaggi, mi rispose che l’attore dev’essere un pezzo di legno nelle mani del regista”.