Un assegno da 40mila dollari intestato a Joe Biden. Questa sarebbe la prova che l’attuale presidente Usa ha ricevuto soldi dalla Cina. A muovere l’accusa è il repubblicano James Comer, presidente della commissione Sorveglianza della Camera americana, alla luce dei nuovi documenti bancari resi pubblici negli ultimi giorni. «Ricordate quando Joe Biden disse al popolo americano che suo figlio non guadagnava soldi in Cina? Ebbene, non solo ha mentito sul fatto che suo figlio Hunter guadagnasse in Cina, ma si scopre anche che 40.000 dollari di denaro riciclato dalla Cina sono finiti sul conto bancario di Joe Biden sotto forma di assegno personale», ha dichiarato Comer, le cui parole sono riportate dalla Verità.



Questa vicenda inizia nel 2017, quando Hunter Biden mandò messaggi WhatsApp a Raymond Zhao, socio dell’allora colosso cinese Cefc, un’azienda collegata all’Esercito popolare di liberazione, con cui lo stesso figlio del presidente era da tempo in affari. «Hunter Biden ha inviato un messaggio al suo socio di Cefc, chiedendo un pagamento di dieci milioni di dollari». Comer è stato anche più pesante nelle accuse, parlando di «estorsione» ai danni di questo socio. «Hunter ha affermato che era seduto con suo padre e che il network dei Biden si sarebbe rivoltato contro il suo socio se non avesse dato i soldi». Il riferimento è ad un messaggio in cui il figlio di Joe Biden ha scritto a Zhao che il padre era seduto accanto a lui e volevano «capire perché l’impegno preso non è stato rispettato».



COMER VS BIDEN “PIANO DI ESTOERSIONE”

Secondo Comer il «piano di estorsione ha funzionato», perché la Northern International Capital, una società collegata a Cefc, trasferì 5 milioni di dollari a Hudson West III, joint venture fondata da Hunter Biden e Gongwen Dong, un socio di Cefc. Quello stesso giorno, Hudson West III trasferì 400mila dollari a Owasco, un’altra società controllata dal figlio di Biden. Poi Hunter versò 150mila dollari a Lion Hall group, compagnia di proprietà di James Biden e sua moglie Sara. Quest’ultima ritirò 50mila dollari in contanti per depositarli sul conto corrente condiviso col marito. Secondo Comer, «pochi giorni dopo, Sara Biden staccò un assegno da 40.000 dollari a favore di Joe Biden».



Questo assegno era datato 3 settembre 2017, stando a quanto rivelato da nuovi documenti bancari, e nella causale era riportata la dicitura «rimborso di un prestito». Un memorandum ufficiale della commissione Sorveglianza riferisce che tale assegno «è stato finanziato dai due pagamenti effettuati dalle società collegate a Cefc a Hudson West III e Owasco, nell’agosto 2017». In particolare, il documento spiega che quei 40mila dollari sarebbero il 10% di quanto ricavato dal trasferimento dei 400mila dollari da Northern International Capital a Hudson West III.

SOLDI CINESI, RISCHIO IMPEACHMENT PER JOE BIDEN

Ma la Casa Bianca respinge le accuse del presidente della commissione Sorveglianza. «Le bugie e le teorie del complotto di Comer stanno diventando ogni giorno più disperate», ha dichiarato Ian Sams, portavoce della Casa Bianca, secondo cui i nuovi documenti bancari testimonierebbero solo la restituzione di un prestito che Biden aveva fatto al fratello James. Ma l’ex socio di Hunter Biden, Tony Bobulinski, nel 2020 all’Fbi raccontò che Hunter e lo zio James sarebbero stati in affari con Cefc già nel 2016, quando Joe Biden era ancora vicepresidente Usa. Inoltre, un altro socio, Rob Walker, ha rivelato che lo stesso Joe Biden avrebbe partecipato ad un incontro con Cefc a Washington. Invece, nel 2017 un altro socio ancora, James Gilliar, mandò una mail ad Hunter Biden per decidere come avrebbero diviso i profitti derivanti dal loro accordo con Cefc, scrivendo che il 10% sarebbe andato a un non meglio precisato «pezzo grosso».

Stando a quanto raccontato da Bobulinski nel 2020, si tratta proprio di Joe Biden. Stando a quanto riportato dalla Verità, la posizione dell’attuale presidente Usa potrebbe complicarsi, perché crescono i sospetti su possibili attività legate al traffico di influenza. Inoltre, i repubblicano sostengono di avere la prova che abbia beneficiato dei controversi affari internazionali dei parenti. Proprio ieri Mike Johnson, nuovo speaker della Camera Usa, ha dichiarato che la Camera potrebbe decidere «molto presto» sull’eventualità di mettere il presidente in stato d’accusa. Pertanto, aleggia lo spettro dell’impeachment.