LA GRAZIA PER HUNTER BIDEN E LA PROMESSA TRADITA DEL PRESIDENTE USCENTE

«Nessuno è sopra la legge»: così il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden rispondeva alle ipotesi di grazia da concedere al figlio Hunter per i due processi che nelle prossime settimane avrebbero fatto rischiare il carcere al 54enne secondogenito. E invece nel weekend arriva la mossa a sorpresa con Biden che decide di graziare il figlio Hunter, “salvandolo” dai processi e dall’eventuale carcere. A 50 giorni dalla fine del mandato, il Presidente degli Stati Uniti ha ancora il diritto di concedere grazie a imputati e presunti tali e così ha fatto Biden, comunicandolo con una nota che è già stata travolta dalle polemiche.



Dopo la cocente sconfitta della sua vice Kamala Harris alle Presidenziali 2024, i Dem di Biden temevano che la nomina alla Casa Bianca di Donald Trump avrebbe potuto portare ad ulteriori persecuzioni giudiziarie nei confronti di Hunter Biden il quale ha diversi procedimenti in atto su più fronti (e ammessi dallo stesso, dunque non per “colpa” dei Repubblicani). In campagna elettorale Biden aveva sempre giurato che mai avrebbe potuto concedere grazia ad un proprio famigliare e invece ora ha letteralmente cambiato idea, accusato di tradire la fiducia dell’elettorato americano: «Avevo detto che non avrei interferito con il processo decisionale del dipartimento di giustizia e ho mantenuto la parola», si difende Biden nel suo lungo comunicato, solo che «Hunter è stato perseguito in modo selettivo e iniquo per colpire me».



Sono due i processi in cui Hunter Biden si sarebbe ritrovato con sentenza definitiva nel dicembre 2024 ad un potenziale futuro in carcere: nell’ottobre 2018 è accusato nel Delaware di possesso illegale di arma da fuoco, con tanto di menzogna all’FBI per aver detto di non aver avuto tossicodipendenze (mentre in realtà era sotto dipendenza da alcol, cocaina e crack). In secondo luogo, in California è evasione fiscale l’accusa con circa 1,4 milioni di dollari in tasse federali evasi tra il 2016 e il 2019: nel primo processo lo scorso giugno Hunter Biden è stato dichiarato colpevole da tutte le accuse, così come il 5 settembre è lo stesso figlio del Presidente Usa ad ammettere di essere pienamente colpevole di tutti i reati a lui contestati. Il 12 e il 16 dicembre 2024 erano attese le sentenze con rischio di condanna complessiva a circa 25 anni di prigione.



IL COMUNICATO DI BIDEN E L’ATTACCO DI TRUMP: “PERDONO INCLUDE ANCHE GLI OSTAGGI DI CAPITOL HILL?”

La grazia di Biden viene estesa dal 1 gennaio 2014 al 1 dicembre 2024 anche se negli USA viene spiegato come l’intervento del Presidente uscente punta a difendere il figlio Hunter non solo dai processi in attesa ma anche da eventuali procedimenti sull’accusa di corruzione per fatti di 10 anni prima (da qui l’estensione ben oltre i due reati contestati di evasione fiscale e detenzione illegale di arma). È nel 2014 infatti che Hunter Biden lavorava come consulente per una compagnia di gas naturale in Ucraina (la Burisma Holdings) e secondo i Repubblicani è lo stesso figlio di Joe ad aver corrotto facendo lega sul peso della famiglia Biden, all’epoca vicepresidente degli Stati Uniti con Obama alla Casa Bianca.

Già quelle accuse, poi non sfociate in processo, avevano rischiato di offuscare la salita alla Presidenza di Joe Biden ma con l’uscita di scena dal prossimo anno il timore in casa Biden era proprio che potessero esserci comunque delle ripercussioni con l’arrivo di Trump a Washington. «Le accuse nei suoi casi – ha detto ancora Biden nel comunicare la grazia per il figliosono emerse solo dopo che diversi dei miei oppositori politici al Congresso le hanno istigate per attaccarmi e opporsi alla mia elezione». Hunter è stato preso di mira in quanto figlio del Presidente Usa, sostiene Biden, ed è per questo che «quando è troppo, è troppo», optando per il rimangiarsi la promessa fatta in campagna elettorale. Secondo il leader Dem i processi contro Hunter Biden sono frutto di errore giudiziario ed è per questo che viene optata la grazia preventiva prima delle ultime sentenze e prima di eventuali indagini sul periodo precedente ai reati imputati.

Non mancano ovviamente le reazioni alla grazia su Hunter Biden, specie in chi ritiene che tale scelta del Presidente uscente avvenga con tempistiche che ora non possono ledere alla campagna elettorale ormai conclusa. Se infatti prima delle Elezioni fosse stata concessa la grazia il clamore avrebbe generato quasi certamente un tonfo traumatico per il Partito Democratico. Resta comunque molto controverso l’intervento di Biden come dimostra lo stesso Donald Trump reagendo alla grazia emanata nelle scorse ore: «La grazia include anche gli ostaggi del 6 gennaio, che sono stati imprigionati per anni?», chiede provocatoriamente il Presidente eletto contestando i fatti di Capitol Hill e soprattutto la grazia concessa da Biden al figlio. È un errore secondo Trump, un pieno «abuso» del potere della Casa Bianca: in casa Rep il peso della grazia su Hunter Biden fa molto discutere mentre anche parte dei Dem non gradisce il pericoloso precedente creato da Biden con la grazia concessa. Dal Cremlino, infine, la frecciata del Ministero degli Esteri russo che parla di Biden come una «caricatura della democrazia» dopo la decisione di salvare il figlio dai processi e dall’eventuale carcere.